Roma, 27 maggio, 2024 – Sedersi, respirare e prendersi un momento di pausa e relax. Questo è il tema della “space-out” competition, che si potrebbe tradurre con competizione della testa fra le nuvole o del fare nulla, che si è tenuta domenica a Seoul, capitale della Corea del Sud.
L’idea è nata dieci anni fa dalla mente di un artista coreano, Woopsyang, e da allora, anno dopo anno, la popolarità di questo curioso evento, a metà tra una performance e una sfida, è cresciuta a dismisura. La competizione che ha toccato diverse grandi metropoli, come Tokyo e Pechino, quest’anno, si è invece svolta a Seoul, su un prato davanti all’iconico e famosissimo palazzo Gyeongbokgung dove i partecipanti si siedono o sdraiano sui loro tappetini.
L’evento di domenica ha attirato numerose persone nonostante la pioggia. Si sono presentati a decine, alcuni nell’abbigliamento tipico di chi lavora in ufficio, altri nelle uniformi indossate da medici o dentisti. I partecipanti hanno steso i loro tappetini e si sono stesi a guardare il cielo, in pieno relax, oppure hanno iniziato una sessione di meditazione.
Le regole sono molto semplici: non bisogna fare nulla, solo rilassarsi. Gli organizzatori monitorano il battito cardiaco delle persone in gara e chi ha la frequenza cardiaca più bassa viene decretato vincitore della gara. La performance intende diffondere il messaggio che fare nulla, riposarsi, non è sbagliato, ma giusto e utile. E lo fa creando uno spazio di persone che non fanno nulla all’interno di una metropoli nello stesso momento indaffarata e piena di persone stressate.
Gli organizzatori non hanno scelto a caso la Corea Del Sud per l’edizione del 2024. Il paese asiatico, infatti, è noto per la sua cultura del lavoro altamente stressante e competitiva. L’orario di lavoro che vige in Corea è uno dei più lunghi del mondo e solo nel 2018 è stato limitato da una legge a 52 ore settimanali. Soffrire di stress e di burnout è molto comune, sia fra i lavoratori che fra gli studenti. Una indagine governativa del 2022 rivolta ai giovani di età compresa tra i 19 e i 34 anni rilevò che un giovane su tre ha sperimentò il burnout in quell’anno. Tra le ragioni citate, l’ansia professionale è al primo posto con il 37,6%, seguita dal sovraccarico di lavoro al 21,1%, lo scetticismo sul lavoro al 14,0% e infine squilibrio tra lavoro e vita privata al 12,4%.
La competizione del far niente è stata quindi una buona occasione per approfittare e godere di un raro momento di pausa totale. Lo ha spiegato uno dei partecipanti stessi, Kim Ki-kyung, un giovane che lavora in un ufficio e che ha rischiato di arrivare tardi proprio a causa del suo lavoro: “Ogni tanto non far nulla è essenziale. Ci stiamo scordando come si fa a non fare nulla”.