di Marta
Ottaviani
Sotto il tiro degli ucraini, con la Russia che non riesce a difendere il territorio, con la sua economia stremata dalla guerra, ma con il consenso attorno a Putin che rimane elevato, nonostante tutto. Belgorod, città a una quarantina di chilometri dal confine con l’Ucraina è in primo luogo la città sul territorio russo più colpita, in secondo luogo è un grosso enigma, incarnando l’anomalia di un intero Paese, che non riesce a staccarsi dal suo leader nonostante, dall’inizio del conflitto, le vittime civili si contino a decine. Il bilancio è nuovamente salito ieri, quando alcuni droni di Kiev hanno provocato la morte di 18 persone. Di queste, due sono bambini. I feriti sono circa 108. Mosca ha promesso che l’attacco non resterà impunito. Però intanto deve fare i conti con due dati di fatto. Il primo è che la sua contraerea riesce a intercettare solo una parte dei droni fatti alzare in aria da Kiev, principalmente per frenare gli attacchi. In secondo luogo, così ha devastato una delle regioni più prosperose del Paese.
L’oblast di Belgorod, insieme con quelli di Bryansk e Kursk è una delle zone più colpite dal conflitto. Luoghi un tempo dall’economia fiorente, sede di complessi industriali importanti, sono stati gravemente danneggiati non solo dalle bombe, ma anche dal fatto che ormai le strade sono un viavai di carri armati e di truppe che devono raggiungere le varie unità sulla prima linea del fronte.
Belgorod, in particolare, è la più sventurata delle tre, perché si trova di fronte al Donbass, dove l’avanzata russa e la relativa resistenza ucraina sono più intense. La vita in città è praticamente bloccata. Gli attacchi di Kiev, oltre che vittime, hanno provocato danni alle strutture, lasciando migliaia di persone senza tetto, che da mesi vivono negli stalli organizzati dalle autorità locali. Agli attacchi via aria bisogna aggiungere le incursioni via terra compiute da alcuni ribelli russi negli scorsi mesi che hanno avuto proprio il territorio di Belgorod come teatro principale. La guerra in casa, con il nemico alle porte.
Eppure, nemmeno il pericolo, la sensazione di insicurezza e la povertà riescono ad affievolire il consenso attorno a Putin. Stando alla stampa russa, il consenso sull’operato del presidente è del 69% a Belgorod, del 66% a Bryansk e addirittura del 77% a Kursk. In parte è la reazione psicologica del vedere tanti soldati, più o meno giovani, a difendere il loro Paese in quella che la propaganda del Cremlino ha descritto come la prevenzione di un’aggressione. Ma di certo il conflitto in Ucraina non è diventato per il popolo russo un’opportunità per assumere maggiore consapevolezza della portata tragica del regime di Vladimir Putin.