Sabato 4 Maggio 2024

Cos’è la Kush, la droga che ha causato lo stato d’emergenza in Sierra Leone. Tra gli ingredienti le ossa umane

I ricoveri legati alla sostanza nella capitale Freetown sono cresciuti del 4000%: in aumento il numero delle giovani vittime. La polizia costretta a sorvegliare i cimiteri

Il presidente Bio durante l'annuncio (Facebook) e una canna (Ansa)

Il presidente Bio durante l'annuncio (Facebook) e una canna (Ansa)

Freetown (Sierra Leone), 6 aprile 2024 – La Sierra Leone ha dichiarato l’emergenza nazionale per l’elevata circolazione della Kush, una sostanza stupefacente composta da una miscela di sostanze chimiche (tra cui cannabis e fentanyl, e in certi casi ossa umane) che danno effetti simili a quelli della cannabis. Ad annunciarlo è stato il presidente Julius Maada Bio in un discorso alla nazione: “ll nostro Paese si trova attualmente ad affrontare una minaccia esistenziale a causa dell'impatto delle droghe e della tossicodipendenza, in particolare della devastante droga sintetica Kush”. Il governo organizzerà quindi una task force di agenzie governative e Ong con il compito di prevenire e trattare la dipendenza dalla sostanza. L’obiettivo sarà anche quello di smantellare le reti dietro al traffico di questa sostanza.

Morti e ricoveri 

La Kush circola in Sierra Leone ormai da anni, specie tra le giovani generazioni, attirate soprattutto dal basso costo: secondo il Daily Mail una dose costa il corrispettivo di 20 centesimi, ma c’è chi ci spende circa 9 euro al giorno. Un medico di Freetown ha dichiarato alla Bbc che negli ultimi mesi il numero dei morti legati a questa droga è notevolmente aumentato: la causa principale è l’insufficienza organica. Manca, tuttavia, un bollettino dei decessi ufficiale. L’emittente britannica scrive che tra il 2020 e il 2023 i pazienti del Sierra Leone Psychiatric Hospital ricoverati come conseguenza dell’abuso di Kush sono aumentati del 4000%: rappresentano il 63% del totale dei ricoveri. Si tratta principalmente di uomini tra i 18 e i 25 anni. 

Capovolge le nostre vite

"A causa della droga non mi sono concentrato sugli studi. A causa della droga non mi concentravo sulla scrittura. A causa della droga non mi concentravo su nulla”, ha dichiara a Channel 4 News Abu Bakhar, 25 anni, musicista emergente dipendente dalla Kush. “Capovolge le nostre vite – spiega a Deutsche Welle Abass Kamara, che sta cercando di uscire dal vortice – Ora fumo una canna al giorno, ma non si può smettere da un momento all’altro”. 

La carenza di strutture adeguate

I giovani sierraleonesi che sviluppano una dipendenza dalla Kush non possono fare affidamento su strutture che possano seguirli adeguatamente verso una guarigione innanzitutto psicologica. La capitale Freetown è l’unica città provvista di un centro per la riabilitazione, ma dispone di appena cento posti letto. “È piuttosto un centro di detenzione che un rehab”, commentano gli esperti. 

I cimiteri ‘protetti’ dalla polizia

Uno dei dettagli più scioccanti relativi all’emergenza della Kush è legato all’utilizzo di ossa polverizzate come ingrediente della miscela che la compone. Non si tratterebbe di un ‘passaggio obbligato’, ma si ipotizza che lo zolfo contenuto nei resti umani possa aumentare gli effetti della sostanza. Di conseguenza, le forze dell’ordine stanno pattugliando attentamente i cimiteri, così da evitare che i tossicodipendenti violino le tombe per impossessarsi degli scheletri. 

Un’‘epidemia’ in espansione

A preoccupare gli esperti è il fatto che la circolazione sta aumentando anche negli Stati limitrofi, principalmente nelle aree urbane di Liberia e Guinea. Il motivo potrebbe essere simile a quello che spinge i giovani del Sierra Leone a consumare la Kush: la disoccupazione e i disagi relativi alla precarietà della loro vita

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