Sabato 18 Maggio 2024

Ayatollah Khomeini, chi era la 'Guida della rivoluzione'

Dall'esilio alla presa del potere, dalla fatwa per i versetti satanici all'intervista con Oriana Fallaci

L'ayatollah Ruhollah Khomeini (Lapresse)

L'ayatollah Ruhollah Khomeini (Lapresse)

Teheran, 7 giugno 2017 - Ma chi era l'ayatollah Khomeini, il cui mausoleo è stato attaccato stamattina? Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeynī è stato un capo spirituale e politico dell'Iran dal 1979 al 1989. Il suo governo fu ispirato alla religione islamica secondo un'ottica sciita duodecimana, e fu impostato in ossequio a uno stretto approccio fondamentalista. Il regime da lui instaurato inaugurò in Iran una linea di potere che fu definita "teocratica", e che sopravvive tuttora.

LA VITA - Morto il 3 giugno 1989, in realtà non si sa quando sia nato, con precisione: secondo i più l'anno di nascita sarebbe stato il 1902 (il 21, 22, 23 o 24 settembre), ma alcuni parlano del mese di aprile e altri indicano addirittura il 1900. Khomeini nacque da una famiglia di modeste condizioni, originaria di Nishapur, che per alcune generazioni aveva fornito imam alla città indiana di Lucknow. Il futuro ayatollah rimase orfano sei mesi dopo la nascita: il padre fu ucciso per aver preso le difese dei contadini più poveri contro gli oligarchi della zona. La madre Hagar e la zia morirono nel 1918, lasciandolo solo col fratello maggiore. Dopo aver studiato il Corano e le basi della logica e della retorica grazie al fratello e ai parenti, nel 1920 fu mandato a studiare ad Arak e poi a Qom. Ancora giovanissimo fece parte del partito religioso islamico, più conosciuto come movimento dei Taleban, che voleva imporre un governo improntato a costumi tradizionalistici. Nel 1929, sposò Khadijeh Saqafi (1913-2009) da cui ebbe sette figli, soltanto cinque giunti all'età adulta.

I COMPLOTTI E L'ESILIO - Quando Reza Pahlavi (1877-1944) divenne scià nel 1925, l'associazione dei Taleban venne messa fuorilegge e Khomeyni fu costretto alla clandestinità. Quando Reza Pahlavi fu deposto, nel 1941, gli succedette come scià il figlio Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980), all'epoca appena ventiduenne. Khomeyni vide diminuire l'ostracismo nei suoi confronti, tanto da essere reintegrato nella scala gerarchica religiosa, ascendendo al grado di Ayatollah. Nel 1953 Mohammad Reza Pahlavi assunse i poteri assoluti e riprese l'opera di laicizzazione del paese e di contrasto, già avviato dal padre, dell'impronta religiosa che il "clero" voleva caratterizzasse non superficialmente l'Iran. Khomeyni fu uno dei principali oppositori di questa politica e organizzò nel 1963 una nuova congiura contro lo scià: complotto che fallì in pieno, costringendo l'Ayatollah all'esilio, dapprima a Bursa, in Turchia, quindi in Iraq (nella prestigiosa storica sede di Najaf) e infine in Francia, a Parigi.

LA PRESA DEL POTERE - Mentre in Iran l'opposizione allo scià cresceva, anche a causa della dura repressione governativa (tra il 1970 e il 1978 centomila persone incarcerate, 10mila torturate e e tra le 4.000 e le 5.000 uccise) Khomeini dall'estero fomentò la rivolta. Il 7 gennaio 1978 la rivolta popolare esplose contro Mohammad Reza Pahlavi. Lo scià il 16 gennaio 1979 fu costretto a fuggire dall'Iran mentre Khomeini, tornato dopo 16 anni di esilio, instaurò una "repubblica islamica" in Iran, diventandone la guida spirituale. A questo punto Khomeini iniziò una repressione contro i collaboratori del deposto scià: migliaia di essi furono arrestati e fucilati dopo processi sommari, altri furono mandati in esilio o imprigionati e i rimanenti fuggirono dal paese. In pochi mesi si considera siano state fucilate circa 5.000 persone e mandate in esilio altre 10 000.  Khomeini inoltre vide di buon occhio l'azione dei pasdaran che, penetrati nell'Ambasciata statunitense a Teheran, avevano preso 54 ostaggi (cosiddetta Crisi degli ostaggi in Iran), minacciati di morte qualora gli Stati Uniti, accusati di proteggere Mohammad Reza Pahlavi, non gli avessero consegnato l'ex scià.

SCONTRI CON GLI USA - Gli Usa non si piegarono alla trattativa e tentarono un blitz militare aereo, autorizzato dal Presidente Jimmy Carter, e che sfociò in un clamoroso fallimento. Dopo più di un anno di prigionia gli ostaggi vennero liberati, anche se da allora gli Stati Uniti divennero, per il regime di Khomeini, "il grande satana del mondo". L'occupazione dell'ambasciata degli Stati Uniti a Teheran potrebbe ricondursi alla paura che si potesse ripetere ciò che era avvenuto nel 1953, anno in cui la Cia con l'assenso dello scià Mohammad Reza Pahlavi, ordiva un complotto (l'Operazione Ajax) per rovesciare il governo democraticamente eletto di Mohammad Mossadeq.

GUIDA A VITA DELLA RIVOLUZIONE - Nel 1979 Khomeini indisse le elezioni, riservandosi tutti i poteri con la carica di "Guida della Rivoluzione". Fra le prime leggi vi furono l'abolizione del divorzio, la proibizione dell'aborto e per le donne l'abbassamento dell'età minima per il matrimonio a 9 anni. Inoltre Khomeini istituì, sulla scorta della Sharia, la pena di morte per l'adulterio, come pure per la bestemmia.  In più impose alle donne la copertura costante del volto con un velo, pur concedendo loro una certa indipendenza rispetto a quanto avvenuto in tempi precedenti. Le donne poterono uscire di casa senza il permesso del padre o del marito, ebbero diritto all'istruzione come gli uomini (attualmente in Iran le donne sono spesso più istruite degli uomini), venne incoraggiato il loro lavoro e, malgrado all'inizio avesse l'opposizione del "clero" islamico, rimase loro il diritto di voto, che venne abbassato a 15 anni.  Tuttavia, con il regime di Khomeyni le donne continuarono ad avere molti meno diritti rispetto all'uomo, con una accentuazione del dovere di obbedienza al marito. 

I VERSETTI SATANICI E LA FATWA - Nel 1988 lo scrittore indiano Salman Rushdie scrisse il libro "I Versetti Satanici", giudicato blasfemo da parte dei regimi islamici fondamentalisti. La pubblicazione del libro provocò una fatwa di Khomeini che decretò la condanna a morte in contumacia del suo autore. Rushdie dovette così rifugiarsi in Gran Bretagna per diversi anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai fedeli islamici. Il suo divenne un emblematico caso internazionale dell'intolleranza religiosa.  Anche chi ebbe a che fare con l'opera di Rushdie ne subì delle conseguenze. Il 3 luglio 1991 venne pugnalato, fortunatamente non a morte, nella sua abitazione milanese Ettore Capriolo, traduttore del libro in italiano. Una sorte peggiore toccò al traduttore giapponese, Hitoshi Igarashi, che venne ucciso a Tokio il 12 luglio, mentre l'editore norvegese, William Nygaard fu ferito a colpi d'arma da fuoco nell'ottobre del 1993.

LA MORTE - Sofferente da lungo tempo per un cancro all'intestino, Khomeini morì il 3 giugno 1989. Ai suoi imponenti funerali presenziarono più di tre milioni e mezzo di persone, e tale afflusso di popolo rese in certi momenti impossibile garantire l'ordine pubblico alla Guardia Nazionale: vi furono disordini ed eccessi, addirittura la bara cadde 5 volte e la folla, facendo un'enorme pressione pur di toccare la bara di legno o per strappare lembi del sudario, fece letteralmente saltare fuori il corpo dal feretro diverse volte. Il funerale "ufficiale" si tenne due giorni più tardi, stavolta con imponenti misure di sicurezza e con una bara in acciaio. La salma di Khomeini è stata tumulata in un mausoleo esterno al cimitero di Behesht-e Zahra, a Teheran.

L'INTERVISTA CON LA FALLACI -  Famosissima l'intervista ottenuta dalla giornalista Oriana Fallaci al leader iraniano nel 1979: l'ayatollah dimostrò di non scomporsi di fronte alle domande incalzanti e a tratti con toni provocatori della giornalista, ma al termine dell'intervista Khomeini si alterò quando la Fallaci sentendosi offesa da una risposta, si tolse per ripicca il velo che copriva il suo capo; fu a quel punto che senza neanche guardare in faccia la giornalista egli se ne andò irritato.