Domenica 6 Ottobre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Internazionale dell’Islam. L’Iran tuona contro Israele:: "Baciamo le mani di Hamas". Ma la linea dura non passa

Raisi incontra a Riad i leader di Paesi storicamente rivali come Egitto e Arabia Saudita. Respinta la proposta di sanzioni, il vertice chiede all’Onu una risoluzione per fermare l’assedio.

Internazionale dell’Islam. L’Iran tuona contro Israele:: "Baciamo le mani di Hamas". Ma la linea dura non passa

Internazionale dell’Islam. L’Iran tuona contro Israele:: "Baciamo le mani di Hamas". Ma la linea dura non passa

"Fermate Israele, ora". Riuniti a Riad in un vertice che ha messo insieme nazioni che fino a ieri erano fiere nemiche ideologiche, strategiche e talvolta anche religiose, i Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci) e della Lega Araba hanno partorito una dichiarazione finale nella quale, come da programma, hanno "condannato l’aggressione di Israele contro Gaza, i crimini di guerra e i massacri barbari e inumani da lei commessi".

Rifiutandosi "di definire questa guerra come autodifesa o di giustificarla con qualsiasi pretesto", hanno quindi chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di "prendere una decisione vincolante per fermare l’aggressione israeliana e limitare le attività di insediamento. Non farlo incoraggia Israele a continuare la sua brutale aggressione che uccide persone innocenti e riduce Gaza in rovina".

Posizione ferma – era il minimo che potesse accadere –, ma se i Paesi musulmani fanno la voce grossa ad uso delle loro opinioni pubbliche, restano divisi sul da farsi. E anche nel loro appello al Consiglio di Sicurezza sanno perfettamente che non produrrà nulla, dato che gli Stati Uniti hanno il diritto di veto, e non permetteranno mai una decisione che imponga ad Israele di fermarsi.

Il fronte è del resto variegato. Alcuni (Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Bahrain e altri) condannano l’attacco di Israele a Gaza, ma sono fermi sul principio dei due Stati, che il re Abdallah di Giordania definisce "l’unico modo per porre fine alle sofferenze del popolo palestinese", c’è chi come il Qatar sta a metà del guado, e c’è l’asse dell’intransigenza.

Deus ex machina dei duri e puri è l’Iran il cui presidente Ebrahim Raisi (che ha visto il presidente egiziano al Sisi, primo incontro tra leader dei due Paesi dal 1979, e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, fino allo scorso marzo acerrimo rivale). Raisi ha affermato che l’unica soluzione al conflitto in corso "è la resistenza continua contro l’oppressione israeliana, fino alla creazione dello Stato palestinese dal fiume al mare", sostenendo di fatto la necessità di distruggere Israele. "Il passare del tempo non legittima l’occupazione, né crea un diritto per l’occupante", ha avvertito Raisi, che aggiunto: "Baciamo le mani di Hamas". Ma in sostanza? Raisi ha invitato i leader arabo-islamici a "decidere da che parte stare", ad "armare i palestinesi", a definire l’esercito israeliano "un’organizzazione terroristica", ad "applicare sanzioni e un boicottaggio energetico contro Israele" e a "portare di fronte al tribunale internazionale dell’Aja gli Stati Uniti e Israele per i crimini commessi a Gaza".

Una linea rilanciata ieri a Beirut dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, fedele proxy dell’Iran, nel suo secondo discorso dall’inizio della guerra, ma che è molto lontana da dichiarare guerra a Tel Aviv. Cosa che anche la guida di Hezbollah non ha fatto, limitandosi a dire che quello del Libano rimarrà "un fronte di pressione" e non un conflitto su larga scala. E se la jihad può attendere, comunque a Riad la linea dura non è passata. I padroni di casa del vertice sono infatti rimasti freddi quando si è ragionato di ritorsioni vere e proprie. Una linea morbida condivisa con Paesi come Emirati Arabi Uniti e Bahrein, che hanno normalizzato i rapporti con Israele nel 2020, e che non a caso hanno respinto le proposte (dell’Iran, ma non solo) di interrompere le forniture di petrolio allo Stato ebraico e ai suoi alleati. Con i palestinesi a parole, ma gli affari sono affari.

E così, pesa in prospettiva una velata minaccia di Raisi: "Se il vertice di oggi non riuscirà a trovare una soluzione (e non la troverà, ndr) le nazioni potranno agire da sole". Ma, attenzione, il presidente iraniano ha detto "potranno agire", non agiranno. Distinzione sottile ma cruciale, che nei fatti lascia per ora soli i palestinesi. Come sempre.