Bianchi
"Le nostre dita sono già sul grilletto. La posizione dei centri nucleari del nemico sionista è stata definita e abbiamo a nostra disposizione le informazioni necessarie su tutti gli obiettivi. In risposta a qualsiasi ipotetica azione che potrebbero intraprendere, saremo pronti a lanciare potenti missili per distruggerli". Il generale Ahmad Haqtalab (foto), comandante dell’unità di difesa e sicurezza nucleare dei Pasdaran, annuncia una reazione muscolare a un’eventuale risposta di Israele colpita da Teheran con oltre 360 droni e missili la sera del 13 aprile. "Grazie all’uso – aggiunge – dei piani di difesa passiva, agli armamenti più avanzati e all’ubicazione delle installazioni nucleari su tutto il nostro territorio siamo pronti ad affrontare qualsiasi minaccia". Haqtalab agita anche lo spettro di un uso militare dell’uranio arricchito.
La minaccia dello Stato ebraico a suo dire "consente all’Iran di rivalutare e di allontanarsi dalla propria politica e dottrina nucleare come fin qui dichiarata", ovvero lo sviluppo di energia atomica per uso esclusivamente civile. Un’affermazione smentita dall’ Aiea, l’Agenzia internazionale dell’Onu per l’energia nucleare. Alla fine del 2023 l’Aiea ha constatato che la teocrazia aveva triplicato la sua produzione di uranio arricchito al 60 per cento, ossia a un livello ampiamente al di sopra del 3 per cento necessario per alimentare le centrali nucleari che forniscono energia elettrica.
Altri esponenti della teocrazia cercano invece di calmare le acque. Il generale di brigata Amir Ali Hajizadeh, comandante della forza aerospaziale della Guardia rivoluzionaria iraniana (i Pasdaran), ha confidato all’agenzia di stampa Tasnim: "Il 13 aprile abbiamo affrontato i sionisti con armi vecchie e con una quantità minima di forza, non abbiamo utilizzato i missili più moderni come i Khorramshahr, i Sajil, gli Haj Qasem, i Khaybarshkan e gli Hypersonic 2". Poi Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli esteri iraniano, rincara la dose e si rivolge all’Onu: "In caso di ulteriori attacchi da parte del regime israeliano, l’Iran non esiterebbe neanche un attimo ad una risposta che gli faccia rimpiangere le sue azioni".
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in coordinamento con il Regno Unito e con altri Stati, ha annunciato nuove sanzioni contro due aziende e contro 16 membri delle forze speciali ’al Quds’ dei Pasdaran e della Kimia Part Sivan Company che fabbrica i velivoli senza pilota. La seconda società colpita è la Khuzestan Steel Company che produce acciaio. Le misure restrittive sono state estese anche a 5 suoi fornitori. Nel pacchetto sono state incluse tre sussidiarie dell’industria automobilistica iraniana Bahman Group che garantiscono sostegno materiale ai Pasdaran ed ad altre entità del governo iraniano finite nel mirino dell’autorità antiterrorismo statunitense.
E anche il G7 Esteri riunito in Italia, a Capri, detta la linea: isolare quanto più possibile Teheran, agente destabilizzante del Medio Oriente, tra Libano, Siria, Iraq, Gaza e Mar Rosso, ma anche indirettamente sul fronte ucraino, con i suoi droni usati contro Kiev. Una strategia che passa attraverso nuove, dure sanzioni contro l’Iran.