di Lorenzo Bianchi
Due tweet su “X” del ministro degli esteri israeliano Israel Katz mostrano missili iraniani che puntano sul Colosseo e sulla torre Eiffel e una scritta in inglese, in francese e in ebraico: "Fermate l’Iran prima che sia troppo tardi". Nel post sulla Francia in primo piano c’è un uomo che gusta un croissant e un cappuccino. I destinatari dell’avvertimento sono i pari grado degli Stati Uniti, dell’Italia, della Germania, della Francia e del Regno Unito. "Non credo – ha reagito a tamburo battente il responsabile della diplomazia italiana, Antonio Tajani – che in Iran, Paese che pure commette errori gravi, come dare droni alla Russia, fornire droni e armi agli Hezbollah e forse anche agli Houthi, ci sia l’ipotesi di un attacco all’Occidente".
Katz, 68 anni, esponente di lungo corso del Likud, il partito di Netanyahu, ha chiesto ai ministri della Unione europea "di imporre sanzioni al progetto missilistico iraniano". Su “X” ha ricordato che "i missili di Teheran hanno una gittata che arriva fino a 3mila chilometri". L’impressione, secondo alcuni osservatori, è che Israele non abbia gradito la richiesta di un cessate il fuoco immediato a Gaza, arrivata nei giorni scorsi da Roma. I post sui social network, insomma, sono sintomo di profondo dissenso. Prima di tutto nei confronti dell’alleato principale, gli Stati Uniti. Su richiesta perentoria del presidente Joe Biden, secondo il New York Times, il 14 aprile il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha represso il suo istinto di "ritorsione immediata" alla pioggia di missili e di droni iraniani lanciati contro il suo Paese. La decisione è l’epilogo di mesi di pressioni della Casa Bianca. Il 9 aprile Biden è arrivato a definire la politica del premier di Gerusalemme su Gaza "un errore" e a dichiarare: "Non sono d’accordo con il suo approccio".
La Camera dei rappresentanti di Washington però ha appena approvato uno stanziamento di 26 miliardi di dollari, 9 dei quali per gli aiuti umanitari a Gaza e oltre cinque destinati alla difesa aerea di Israele, dall’Iron Dome al David’s Sling e all’Iron Beam.
Dopo la carneficina del 7 ottobre perpetrata da Hamas l’Italia ha bloccato tutte le forniture militari a Gerusalemme. L’articolo 1 della legge sull’esportazione di armi vieta le forniture a "Paesi in stato di conflitto armato". Il ministro della difesa Guido Crosetto ha confermato la sospensione sostenendo però che anche prima del 7 ottobre il numero delle licenze era esiguo, 21 nei mesi precedenti del 2023, quasi tutte per parti di sistemi di comunicazione per un totale di 9,9 milioni di euro, pari allo 0,27 per cento dell’export complessivo italiano.
Il rapporto di Parigi con Gerusalemme pare condizionato dai sussulti di antisemitismo che riaffiorano ciclicamente in Francia. Nel 2023 il Ministero degli esteri ha atteso ben 48 ore prima di condannare formalmente il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, leader del “Partito Sionista religioso”, che aveva definito i palestinesi "una mera invenzione del secolo scorso". Secondo un sondaggio del 2020 pubblicato nell’anniversario dell’Olocausto, il 70 per cento degli ebrei francesi ha dichiarato di aver subito almeno un’aggressione antisemita. La rilevazione fu resa pubblica alla vigilia di una visita del presidente Emmanuel Macron a Israele.