Sabato 9 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Il generale Chiapperini: "L’Iran ora cercherà l’aiuto degli Stati arabi . Rischio effetto domino"

L’analista e il timore di un allargamento del conflitto nella regione "Gli Usa sono pronti a sostenere Israele in una guerra di sopravvivenza. Ma Teheran preferisce attacchi mirati: i suoi obiettivi sono le navi" .

Il generale Chiapperini: "L’Iran ora cercherà l’aiuto degli Stati arabi . Rischio effetto domino"

Il generale Chiapperini: "L’Iran ora cercherà l’aiuto degli Stati arabi . Rischio effetto domino"

Generale Luigi Chiapperini, l’Iran ha lanciato i suoi droni su Israele, direttamente e dallo Yemen. Teme che si arrivi ad un confronto prolungato?

"Non è possibile allo stato delle cose ipotizzare se ci sarà uno scontro prolungato con un effettivo allargamento del conflitto. Dipenderà molto da che tipo di azioni militari vorrà e potrà condurre l’Iran e dalla conseguente reazione israeliana. Credo, però, che se Israele dovesse essere colpito duramente, la sua reazione sarebbe altrettanto decisa e supportata dagli Stati Uniti. Non penso comunque che l’Iran sia ancora in grado di sostenere una guerra prolungata con Israele. Lo potrà fare quando (e se) disporrà di armamenti nucleari".

Pensa dunque che, oltre al lancio di droni e missili anche dai suoi proxy (le milizie alleate di Teheran, ndr), l’Iran effettuerà altre azioni?

"L’Iran può continuare ad agire direttamente o intensificare tutte le azioni già portate avanti dai suoi proxy. Oppure potrà spingere nel conflitto la Cisgiordania, appellandosi ad alcune frange estremiste della popolazione che ora sembrerebbero più in sintonia con Hamas. L’Iran potrebbe ad esempio far affluire armi e spingere detti gruppi ad insorgere con violenza contro Israele, infiammando la West Bank che era rimasta sinora relativamente tranquilla. Quello che abbiamo visto ieri è un campanello di allarme. Un altro obiettivo di Teheran potrebbero essere le alture siriane del Golan, occupate da Israele. Qui sono presenti basi militari e circa 17mila coloni israeliani che potrebbero essere colpiti dall’Iran sia direttamente con missili, bombe e droni che indirettamente impiegando le milizie di Hezbollah".

I pasdaran hanno preso il controllo di una portacontainer portoghese. È possibile che la ritorsione iraniana sia asimmetrica, con azioni simili?

"Tra gli obiettivi iraniani rientrano da tempo le navi che transitano da e per il Canale di Suez. L’attacco a questi bersagli cosiddetti morbidi, condotti da milizie sotto il proprio controllo come gli Houthi o direttamente come avvenuto ieri dai pasdaran, rientra sicuramente tra le linee di azione preferite dall’Iran in quanto potrebbero evitare ritorsioni dirette contro il proprio territorio da parte di Israele raggiungendo comunque lo scopo di indebolire Israele e intimorire l’Occidente. Parlando di attacchi asimmetrici, non sono poi da escludere attacchi terroristici a obiettivi israeliani nel mondo".

Quanto è grande il rischio di un allargamento del conflitto ad altri Paesi?

"Il contesto più pericoloso per l’intera area mediorientale ma direi anche per il mondo, riguarda la possibilità che alcuni Paesi arabi accolgano l’appello degli iraniani ad unirsi ancora una volta in una coalizione per distruggere Israele. Lo hanno fatto più volte in passato, uscendone però sempre sconfitti. In questo caso si tratterebbe ancora una volta di una guerra di tipo classico, simmetrica con caratteristiche ibride dalle conseguenze geostrategiche drammatiche e che coinvolgerebbe eserciti ben equipaggiati con un numero di vittime incalcolabile. Sono tutte ipotesi possibili anche se al momento poco probabili, nella certezza che a sua volta Tel Aviv, verosimilmente supportata dagli Stati Uniti, reagirà senza remore con tutta il proprio potenziale bellico di cui dispone per assicurare la propria sopravvivenza".