di Giovanni Serafini
PARIGI
"Devo tutto a Macron. Francesi, contate su di me". Eccolo dunque il Delfino di Macron, il premier più giovane della storia di Francia. Si chiama Gabriel Attal, ha 34 anni e sembra ancora un adolescente. Gli trema un po’ la voce mentre prende la parola dopo l’investitura alla guida di Matignon: "Il presidente più giovane ha nominato il primo ministro più giovane. È un segnale di audacia e dinamismo. Farò di tutto per esserne all’altezza".
Lo chiamano "Macron boy", "Macron bebè". Qualcuno lo definisce un "clone del presidente" perché ha percorso negli stessi tempi record la stessa strada verso il potere. Dieci anni fa era un semplice militante socialista che effettuava uno stage al Ministero della Sanità guidato da Marisol Touraine; ieri ha ricevuto la staffetta che fra tre anni potrebbe addirittura vederlo vincente all’Eliseo. Ambizioso, popolarissimo, amato da milioni di donne francesi che vedono in lui il genero ideale: sogno irrealizzabile, visto che ha contratto un Pacs (un’unione civile) con Stéphane Séjourné, eurodeputato e segretario del partito macronista “Rénaissance”. Un primato anche questo per Gabriel Attal, unico capo di governo francese ad aver rivelato pubblicamente la sua omosessualità (quattro anni fa, in un’intervista al Nouvel Observateur).
Il suo percorso politico si è rivelato vertiginoso. Deputato a 28 anni, sottosegretario a 29, portavoce del governo a 31, ministro a 33, prima alla Funzione Pubblica, quindi – fino a ieri – alla Pubblica Istruzione: "Porto con me a Matignon la causa della scuola, che rimane al centro delle mie priorità. La scuola è la madre delle nostre battaglie, le destinerò tutti gli strumenti di azione necessari", ha dichiarato senza precisare se avrebbe conservato l’interim dell’Istruzione. Era al suo fianco per i saluti di rito Elisabeth Borne, l’energica sfortunata leader che lo ha preceduto per venti mesi alla testa del governo. Fusibile sacrificato per salvare il presidente in difficoltà, com’è prassi nel mondo politico francese, la Borne appariva delusa ma ancora combattiva: "Messaggio a tutte le donne: tenete duro, il futuro è vostro", ha esclamato.
Emmanuel Macron di fatto non aveva scelta: a pochi mesi dalle elezioni europee doveva cambiare pagina, cambiare aria, lasciarsi alle spalle i dolorosi episodi della riforma pensionistica e del voto di sfiducia al progetto di legge sull’immigrazione. Occorreva portare al governo un volto nuovo, giovane, credibile, un combattente capace di contrastare alle europee l’ultradestra e il suo leader Jordan Bardella, 28 anni, alter ego alla rovescia di Attal. Non basta: poiché nel 2027 Macron non potrà ripresentarsi, avendo già coperto due mandati, Attal potrebbe essere il meglio piazzato per scontrarsi con Marine Le Pen, cui oggi i sondaggi attribuiscono oltre dieci punti di vantaggio sul partito di Macron. Per invertire la rotta Gabriel Attal ha un’unica possibilità: guadagnarsi i voti dei “Républicains”, la destra moderata che alle presidenziali potrebbe allearsi con Marine.
Il "Macron boy" già iniziato a farlo nei mesi scorsi decidendo di vietare a scuola l’abaya (la tunica islamica), evocando l’obbligo per i bambini d’indossare la divisa in classe, annunciando misure energiche contro il bullismo (lui stesso ne è stato vittima a causa della sua omosessualità), infine raccomandando agli insegnanti di essere più severi ed esigenti. Tutte cose che piacciono alla destra. Come Macron, Attal ha imparato in fretta ad essere meno impulsivo, più equilibrato e accomodante: oggi, per esempio, non ripeterebbe certamente l’errore del 2018, quando definì "vomitevole" il rifiuto da parte del governo italiano dell’epoca (Lega-Cinque Stelle) di accogliere la nave Aquarius carica di migranti.