Mercoledì 24 Aprile 2024

Guerra in Ucraina, il giallo delle armi a Kiev: "Solo il 40% arriva a destinazione"

Il reportage della Cbs che Washington vorrebbe far rimuovere. Il sospetto del contrabbando oltre confine

Militari ucraini in un momento di calma su un carro armato

Militari ucraini in un momento di calma su un carro armato

Washington, 22 agosto 2022 - Dal 24 febbraio, data della sciagurata invasione russa, gli Stati Uniti hanno stanziato 54 miliardi di dollari in aiuti economici e militari all’Ucraina. L’Unione Europea 2,5. Ma quanti – si chiede l’americana Cbs – sono davvero arrivati a destinazione? Circa il 30-40 per cento, ha dichiarato Jonas Ohman, un lituano, fondatore di Blue-Yellow, i colori della bandiera ucraina. Blue-Yellow è una delle principali organizzazioni preposte all’inoltro dei fondi e degli armamenti. E il resto? Mistero. Un mistero acuito dai timori delle diversioni burocratiche, dei furti, del contrabbando, delle speculazioni personali e delle mafie internazionali. Non dimentichiamo che l’Ucraina postcomunista è uno dei Paesi più corrotti del mondo. Transparency International le dà un indice di 122 punti. Per un confronto la Russia postcomunista è messa peggio, 136 punti. E già che ci siamo l’Italia ne ha 64, a fianco di Grecia e Romania, le ultime in Europa.

L’inchiesta è andata in onda il 7 agosto scorso. Il Congresso americano non si è pronunciato. Attende i rapporti dei servizi segreti. E questi dipendono dal governo federale che è subito intervenuto. Ha chiesto alla Cbs di sospendere l’inchiesta e di toglierla da Internet. Altre pressioni debitamente sdegnate sono venute dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Ma la rete televisiva americana, nonostante il favore per l’amministrazione Biden, si è limitata ad "aggiornare" le rivelazioni.

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L’aggiornamento si riferisce all’urgente invio sul posto, a Kiev, del brigadiere generale Garrick M. Harmon. Il compito affidatogli dal Pentagono è di "arms control and monitoring". Contemporaneamente in una seconda intervista televisiva il succitato Ohman ha dichiarato che nel frattempo l’inoltro delle armi è "significativamente migliorato". Due settimane fa aveva detto: "Me la devo vedere con i signori del potere, oligarchi, personaggi politici vari... che mi dicono: voi dateci tutto, poi ci pensiamo noi a distribuirlo". Un mese prima, in aprile, la Cnn, anch’essa sostenitrice dell’amministrazione Biden, aveva affermato che gli Stati Uniti "hanno zero possibilità" di controllare l’inoltro degli aiuti, una volta entrati in Ucraina. E aveva citato una fonte anonima della Cia: "È come gettare i nostri armamenti in un grande buco nero".

Ovvia la reazione del governo ucraino. Agli occhi del mondo il presidente Volodymyr Zelensky è un eroe. Il suo coraggio e la sua determinazione sono alla base della grande solidarietà venutagli dalla Nato, dalla Ue, dall’America. E spiegano la dedizione al sacrificio della nazione vittima del revanscismo russo. Prima la Crimea, poi il Donbass, domani l’intera Ucraina? Non è detto che gli appetiti di Putin si fermino lì. La storia si ripete. Basta pensare a Hitler. Prima l’Austria, poi i Sudeti, poi Danzica e la Polonia. Comprensibile che, per esempio, i Paesi baltici siano preoccupati e così la Finlandia della premier Sanna Marin, i cui innocenti svaghi non compromettono la sua risolutezza.

È stata lei a rompere la neutralità e a voler entrare nella Nato. Ma è altrettanto comprensibile che di fronte alle rivelazioni della Cbs, per quanto rivedute e corrette, l’Occidente si interroghi sulla misura, sulla convenienza, sulla correttezza di una strategia cieca da un occhio se non da tutti e due. E anche sui suoi costi per le nostre economie. La strategia del frastornato Biden si riassume nelle parole del suo segretario alla Difesa Lloyd Austin: prolungare la guerra per indebolire la Russia. L’Europa farebbe bene ad "aggiornarla" come ha fatto la Cbs nella sua inchiesta.