Venerdì 26 Luglio 2024
GIOVANNI SERAFINI
Esteri

La Francia fissa le età per cellulari e internet: niente telefonino fino a 11 anni. Social non prima dei 15

Tablet vietati ai minori: “Disturbano la crescita”. Macron valuta gli studi di una commissione sul fenomeno. Il nodo dei controlli

La Francia mette limiti d'età all'uso dei telefonini

La Francia mette limiti d'età all'uso dei telefonini

Parigi, 20 maggio 2024 – “Io non ne voglio sapere di un paese in cui Tiktok rimpiazza i libri, gli influencers hanno la meglio sui grandi maestri della cultura e lo schermo finisce per occupare tutto lo spazio nella vita dei nostri giovani".

Era il 10 aprile scorso quando le parole infiammate del primo ministro Gabriel Attal colpirono i deputati francesi riuniti nell’aula di Palais Bourbon. "Se i nostri ragazzi sono scesi a un livello di lettura così basso, la colpa è dei social, dei tablet e degli smartphone", tuono’ Attal. Il dibattito infuria da anni in Francia: bambini e adolescenti trascorrono un tempo esagerato davanti agli schermi dei telefonini, oltre due ore al giorno, come ha rivelato uno studio Ipsos realizzato per il governo nel gennaio 2023.

Le conseguenze sono allarmanti: diminuzione delle capacità cognitive, perturbazioni del sonno, instabilità emotiva e nei casi più gravi anche squilibri di tipo psichiatrico "L’irruzione delle nuove tecnologie nelle nostre vite deve essere tenuta sotto controllo per il bene di tutti, degli adulti e soprattutto dei bambini", disse il presidente Emmanuel Macron nel corso di una conferenza stampa un anno fa, annunciando l’avvio dei lavori di una commissione di esperti incaricati di proporre soluzioni. I lavori adesso sono terminati e il rapporto conclusivo è appena stato presentato all’Eliseo.

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Secondo la commissione l’uso di smartphone e tablet deve essere regolato in proporzione dell’età. In sintesi le regole sono le seguenti: divieto assoluto di schermo prima di aver compiuto 3 anni; divieto di telefonino prima degli 11 anni; divieto di internet prima dei 13 anni; divieto di accesso ai social prima dei 15 anni; fra i 15 e i 18 anni accesso solo ai social "etici", con esclusione dei vari Instagram, Tiktok, Snapchat e Telegram. Gli esperti hanno anche lanciato un appello alla lotta contro i cosiddetti "servizi predatori" che mettono a contatto gli utilizzatori con l’avvio di flussi automatici di video, nella stragrande maggioranza caratterizzati da scene di pornografia e di violenza. "L’iper-connessione subita in questi casi dai minorenni ha conseguenze gravi per la loro salute, il loro sviluppo e il loro avvenire, e dunque anche per il futuro della nostra società", avverte la commissione.

Tutto giustissimo: ma nella pratica, come impedire di usare internet a chi ha meno di 13 anni e di collegarsi con Instagram o Tiktok a chi ne ha meno di 18? Come avviare un dispositivo di controllo dell’età senza violare il rispetto della vita privata privata sancito dalla Cnil (Commissione nazionale in formatica e libertà)? Come obbligare infine social visibilmente riluttanti alle richieste altrui, che siano cinesi come Tiktok o americani come Instagram, a verificare l’età dei loro utilizzatori?

“La nostra è una sorta di guida a uso particolare dei genitori, la cui responsabilità individuale è direttamente chiamata in causa", spiega Amine Benyamina, co-presidente della commissione. "Il governo in effetti non puo’ imporre alle famiglie regole che interferiscono con la libertà della vita privata, nè puo’ piazzare un poliziotto in ogni abitazione per controllare chi, quando e come si collega alla rete". Esistono già applicazioni che limitano il tempo di esposizione allo schermo per i minorenni e impediscono loro l’accesso a certi indirizzi internet: ma se i genitori non agiscono esercitando il loro diritto di controllo, le applicazioni non serviranno a niente.

Ultimo dato da tener presente: per individuare anche in questo campo una normativa giuridicamente valida, occorre l’avallo della Commissione europea. Cosa non facile, visto che lo stesso commissario francese Thierry Breton è in disaccordo con l’idea di imporre regole alle grandi piattaforme mondiali di internet.