Le speranze si spengono dopo dodici giorni. No, Hind Rajah non ce l’ha fatta. È stato ritrovato a Gaza City il corpo della bambina palestinese diventata uno dei simboli della guerra per la telefonata con la quale dodici giorni fa chiedeva aiuto alla Mezzaluna Rossa palestinese, dopo che l’auto sulla quale si trovava era stata bersagliata da un tank israeliano.
Era disperata la piccola Hind mentre parla va col telefono dello zio. Un carro israeliano aveva appena colpito la Kia Picanto nella quale viaggiavano anche lo zio Bashar Hamadah, sua moglie e i loro tre figli, e Sameeh, un altro zio. Solo lei e la cugina Layan Hamedah, 15 anni, erano sopravvissute. Coperte del sangue dei loro cari, ma vive. "Ci stanno sparando addosso, i miei sono stati uccisi…" aveva gridato al cellulare Rajah.
L’operatrice del centralino della Mezzaluna Rossa, Rana Faqih, aveva sentito esplosioni e raffiche e poco dopo la linea si era interrotta. Ha richiamato, e Hind, terrorizzata, ha risposto. "Le ho detto di mettersi sotto i sedili per non farsi vedere, come se dovessimo giocare a nascondino. Tremava, era triste. Sono stata al telefono con lei per tre ore" ha raccontato l’operatrice. Sino a che non è comparso un nuovo blindato israeliano. "Il carro armato è vicino a me, si sta muovendo…è molto vicino. Mi vieni a prendere? Ho paura. Vienimi a prendere, portami a casa tua…è lontana casa tua? Oppure manda qualcuno a prendermi. Ti prego..." ha insistito la bambina.
L’operatore della Mezzaluna Rossa aveva capito da dove veniva la chiamata, e aveva già allertato le ambulanze di Gaza, che avevano contattato il comando israeliano di zona, il quale ha autorizzato il soccorso. Nel frattempo Rana Faquih è riuscita, con una triangolazione, a mettere in contatto la bambina con sua madre, Wissam. "Mi pregava di non riattaccare – ha raccontato lei –. Le ho chiesto se era ferita e dove, poi mi sono messa a leggerle il Corano, abbiamo pregato insieme. Ripeteva ogni parola dopo di me". Due paramedici della Mezzaluna Rossa palestinese, Youssef Zeino e Ahmed Al-Madhoon, sono infine giunti con la loro ambulanza al distributore Fares.
"Mamma, vedo l’ambulanza, sta arrivando…" ha detto la bimba alla madre che ha sentito il rumore della portiera che si apriva e poi la linea che cadeva. Da allora, dodici giorni di silenzio, con il cellulare della bambina che dava “non raggiugibile“ e così quello dei due operatori mandati in soccorso dalla Mezzaluna Rossa. Pessimo segnale. E ieri, la fine delle illusioni. "Hind e tutti gli altri nell’auto sono stati martirizzati – ha detto all’Afp il nonno della piccola, Baha Hamada –. Hanno potuto raggiungere l’area solo adesso perché solo in mattinata le forze israeliane si sono ritirate". E nelle vicinanze sono stati trovati morti anche i due soccorritori della Mezzaluna Rossa Palestinese che erano stati inviati per salvare Hind e i suoi parenti. "La loro ambulanza – ha denunciato l’organizzazione umanitaria – era stata autorizzata , ma le forze di occupazione israeliane, hanno deliberatamente preso di mira la nostra squadra di soccorso". La drammatica storia di Hind arriva sulla scia dei ripetuti appelli dell’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, secondo il quale "a Gaza la situazione continua ad essere catastrofica e il prezzo più alto lo pagano i bambini. Qui ogni 3 minuti un bambino viene ucciso o rimane ferito". E il totale, secondo Save The Children e lo stesso Onu è di oltre oltre 10mila minori morti – sulle 28 mila vittime palestinesi totali – dall’inizio della guerra.