Mercoledì 24 Aprile 2024

Nanga Parbat, ambasciatore italiano: "Daniele Nardi e Tom Ballard sono morti"

Chiuse le ricerche dei due alpinisti. L'ipotesi di Agostino Da Polenza, coordinatore dei soccorsi dall'Italia: "Non sembra una valanga, ma un incidente dinamico". Messner: "Gli dissi che andare lì era stupidità"

Daniele Nardi in una foto tratta dal suo profilo Facebook (Ansa)

Daniele Nardi in una foto tratta dal suo profilo Facebook (Ansa)

Islamabad, 9 marzo 2019 - E' finita. Le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard, dispersi sul Nanga Parbat da oltre due settimane, sono ufficialmente concluse. "Con grande dolore informo che le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard sono terminate visto che Alex Txikon e la sua squadra hanno confermato che le sagome viste sul Mummery a circa 5.900 metri sono quelle di Daniele e Tom", ha scritto l'ambasciatore italiano in Pakistan, Giuseppe Pontecorvo, su Twitter.

IL DOCUMENTO - L'ambasciatore poi aggiunge un altro post con una foto, scattata con il telescopio dallo stesso Txikon, in cui si vedono le sagome dei due sfortunati alpinisti.

IL MESSAGGIO SULLA PAGINA FACEBOOK - La conferma della morte arriva con un messaggio anche sulla pagina Facebook dell'alpinista laziale. "Siamo affranti dal dolore; vi comunichiamo che le ricerche di Daniele e Tom sono concluse - recita la nota - Una parte di loro rimarrà per sempre al Nanga Parbat. Il dolore è forte; davanti a fatti oggettivi e, dopo aver fatto tutto il possibile per le ricerche, dobbiamo accettare l'accaduto. Ringraziamo Alex (Txicon, ndr), Ali (Sadpara, ndr), Rahmat (Ullah Baig, ndr) e tutta la squadra di soccorso, le autorità pakistane e italiane, i giornalisti, gli sponsor, tutti gli amici che hanno dimostrato tanta collaborazione e generosità".

LE PAROLE DI NARDI PRIMA DELLA PARTENZA - "La famiglia ricorda Tom come competente e coraggioso amico di Daniele - scrive ancora lo staff di Nardi sul social -. A lui va il nostro pensiero. Daniele rimarrà un marito, un padre, un figlio, un fratello e un amico perso per un ideale che, fin dall'inizio, abbiamo accettato, rispettato e condiviso. Ci piace ricordarti come sei veramente: amante della vita e delle avventure, scrupoloso, coraggioso, leale, attento ai dettagli e sempre presente nei momenti di bisogno. Ma soprattutto - conclude lo staff - ci piace ricordarti con le tue parole: 'mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che però non si è arreso e se non dovessi tornare il messaggio che arriva a mio figlio sia questo; non fermarti non arrenderti, datti da fare perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un'idea vale la pena farlo". 

La fidanzata di Ballard: "Ti avevo detto di non andare"

L'IPOTESI DALLE IMMAGINI: INCIDENTE DINAMICO - "Daniele e Tom non sono morti perché travolti da una valanga ma, almeno osservando le immagini, pare a seguito di un incidente dinamico" durante la scalata, dice all'Agi Agostino Da Polenza, coordinatore dei soccorsi dall'Italia con un passato da esperto capo spedizione. Secondo Da Polenza, Nardi e Ballard non sarebbero stati travolti da una slavina perché la posizione sarebbe diversa da quella ripresa dal telescopio dell'alpinista basco Alex Txikon. La popolazione della valle che porta al campo base del Nanga Parbat ricorda che la sera del 24 febbraio aveva udito il frastuono di una "valanga enorme" staccatasi dalla montagna più vasta del mondo. Se così fosse, la tenda con all'interno i due alpinisti sarebbe stata travolta dalla massa di neve e ghiaccio.

MESSNER - "A Daniele Nardi, tre o quattro anni fa, dissi che salire sullo sperone Mummery non è un atto eroico, ma è stupidità", dice invece Reinhold Messner. "Pare che siano morti a 6.000 metri, nell'angolo più pericoloso della parete, adesso però è troppo tardi per dire che in quell'angolo io non ci andrei", spiega l'alpinista che proprio lì, nel 1970, vide morire il fratello Gunther, mentre stavano scendendo dopo aver raggiunto la vetta. "Certo, chi va in montagna rischia sempre - aggiunge - però l'arte dell'alpinismo sta nella capacità di superare difficoltà e di evitare pericoli e in quell'angolo di Nanga Parbat, alla base del Mummery, non si possono aggirare i pericoli e un bravo alpinista in quell'angolo non va". Il pensiero di Messner è dedicato ai familiari delle due vittime, che si augura non avvenga lo stesso di quanto successo con suo fratello, il cui corpo è stato recuperato solo 35 anni dopo l'incidente. "Siccome andare lì a piedi è troppo pericoloso, mi auguro che in primavera un elicottero specializzato vada a prendere i due corpi per restituirli ai loro cari, prima che la neve e il ghiaccio li sommergano", conclude.