ROMA
Gli aiuti via terra sono insufficienti, gli aviolanci strutturalmente inadeguati e così gli Stati Uniti – che si sovrappongono ad una iniziativa dell’Ue e non aspettano l’ok di Israele – stanno allestendo un piano per fare arrivare a Gaza gli aiuti via mare, creando uno o più pontili a poca distanza dalla costa ai quali far attraccare navi di discreto tonnellaggio e dai quali poi far trasferire il materiale sulla terra ferma. Per realizzarli, secondo fonti americane, saranno necessarie alcune settimane.
"Joe Biden – hanno riferito alti funzionari della Casa Bianca in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti – vuole l’invio di una missione militare d’emergenza Usa sulla costa di Gaza per allestire un molo temporaneo in grado di accogliere navi cargo di grandi dimensioni che trasportino cibo, acqua, medicine e rifugi temporanei". Gli Stati Uniti si stanno coordinando con Israele per garantire che le loro preoccupazioni in materia di sicurezza siano soddisfatte e con l’Onu e le organizzazioni umanitarie al fine di garantire che gli aiuti siano adeguatamente distribuiti. Le prime spedizioni arriveranno al porto di Cipro attraverso il porto di Larnaca, dove saranno sottoposte a ispezioni di sicurezza. Dopodiché proseguiranno, scortate da militari americani, fino al pontile, dove saranno presi in carico alle organizzazioni umanitarie dell’Onu. "La missione speciale dell’esercito americano a Gaza non è ’boots on the ground’, impegno diretto sul campo – hanno sottolineato le stesse fonti –, i militari americani lavoreranno offshore, al largo della costa".
L’iniziativa aggiunge e si integra con quella europea che sta preparando a Cipro la presidente della Ue Von der Leyen. "L’Italia – ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – aderisce alla proposta, che si fa sempre più concreta, di un corridoio umanitario marittimo per Gaza – l’ho comunicato ad Ursula Von der Leyen".
Nel frattempo, a cinque mesi dal massacro del 7 ottobre, svaniscono le speranze di una tregua prima di domenica prossima, data d’inizio del Ramadan. Complici le rischieste massimaliste di Hamas, vince il "tanto peggio, tanto meglio". Nonostante il pressing di Stati Uniti, Egitto e Qatar i colloqui del Cairo con Hamas sono falliti. Le posizioni rimangono molto distanti. Il gruppo militante palestinese chiede il cessate il fuoco prima che gli ostaggi vengano liberati, che le forze israeliane lascino la Striscia e che tutti gli abitanti di Gaza possano tornare nelle loro case. Richieste che Israele considera inaccettabili. la linea di israele è quella di sempre e ieri il premnier Natnyahu l’ha ribadita. "Il nostro esercito – ha detto – continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Rafah è l’ultima roccaforte di Hamas. Chi ci dice di non agire là, ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà. Gli obiettivi di Israele sono e restano la eliminazione del regime scellerato di Hamas, il recupero degli ostaggi e la rimozione di nuove minacce da Gaza su Israele".
a. farr.