Afghanistan, Biden affonda: un fallimento totale. "L’evacuazione? Non garantisco"

Il presidente sempre più in difficoltà: non sappiamo quanti americani sono là. Telefonata con Draghi

Joe Biden

Joe Biden

Per molti è la resa totale dell’America ai talebani di Kabul. Il presidente Usa, Joe Biden, si sente alle corde. Torna in televisione riconoscendo che il ritiro americano è iniziato come un disastro perché tutti sono stati colti alla sprovvista, ma con un’aria quasi di disperata minaccia tenta di rassicurare: "Riporteremo tutti gli americani a casa e anche gli afghani che hanno collaborato con noi. La buona riuscita del ritiro? Non posso garantirlo, devo essere sincero. Quel che è certo è che se i talebani ci attaccheranno, avranno una risposta immediata e forte. Qualsiasi attacco alle operazioni di evacuazione all’aeroporto di Kabul avrà conseguenze devastanti. Siamo in costante contatto con i leader talebani per evitare che questo avvenga".

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Ma le immagini che arrivano dalla capitale afgana, anche se 15.000 funzionari Usa e civili afgani hanno già lasciato il Paese (con l’incremento del ponte aereo durante il fine settimana potrebbero arrivare a una media di 8.000 al giorno), sono sconcertanti e tengono il presidente Usa in costante stato di accusa. E il portavoce del Pentagono John Kirby rivela che Isis e Al Qaeda sono ancora presenti nel territorio.

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La linea difensiva di Biden sembra ormai vacillare, tra le tragiche immagini che arrivano dall’inferno di Kabul e le indiscrezioni che rafforzano la tesi di un’amministrazione Usa consapevole di quanto stesse accadendo, con la rapida e inarrestabile avanzata dei talebani. Tesi che getta un’ombra sulla Casa Bianca, e alimenta più di un sospetto sul fatto che il presidente non abbia detto tutta la verità. La versione ufficiale dei fatti è che nessuno prevedeva un epilogo così devastante, con i talebani che hanno conquistato Kabul in soli undici giorni. Ma a smentire questa narrativa arriva anche uno scoop del Wall Street Journal, che ha tirato fuori un cablogramma dai toni drammatici inviato il 13 luglio scorso direttamente al segretario di stato Antony Blinken da una ventina di diplomatici dell’ambasciata Usa a Kabul. Un memo interno che già metteva in guardia sul probabile collasso della capitale nel giro di poco tempo, a causa della rapidissima avanzata talebana e dell’altrettanto rapido disfacimento delle forze di sicurezza afghane. E Biden conferma: "Siamo stati avvertiti, la responsabilità finale è solo mia".

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Al caos politco si aggiunge quello umanitario e Biden in modo preoccupante e quasi allo sbando dichiara: "Non ho indicazioni di americani fermati dai talebani (anche se poche ore dopo il segretario della Difesa rivela che alcuni americani sono stati picchiati dai talebani, ndr), ma non sappiamo a questo punto quanti cittadini o funzionari Usa ci sono nel Paese. Non so quale sarà l’esito finale di questa evacuazione".

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Biden ha sulle spalle però in queste ore non solo il peso di una umiliante ritirata militare del più grande esercito del mondo ma il disastro di un esodo che, se non si conclude in fretta, potrebbe avere conseguenze sanguinarie per la popolazione afgana. L’aeroporto di Kabul potrebbe diventare una bomba a orologeria con una miccia sempre più corta. Biden, per questo, rimarrà nel suo studio ovale per tutto il weekend: vuole seguire direttamente le fasi dell’esodo circondato dai generali e dal consiglio nazionale di sicurezza riuniti come un gabinetto di guerra.

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Il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin parlando con alcuni deputati in un briefing online ha detto che cittadini americani sono stati picchiati da talebani a Kabul. Inoltre, alcuni militari americani sono dovuti uscire dallo scalo di Kabul per recuperare almeno 169 persone bloccate e impossibilitate a evacuare.

Sebbene il presidente si ostini a dire che l’America non ha perso prestigio nei confronti degli altri leader mondiali, la telefonata di Macron ieri – che lo invita a considerare "un dovere morale" salvare gli afgani in pericolo – è un chiaro segnale che il comportamento americano non concordato con gli alleati, è dispiaciuto all’Europa.

Ieri sera, il presidente Usa ha avuto una conversazione telefonica con il premier Mario Draghi. Il colloquio si è incentrato sugli ultimi sviluppi e sulle implicazioni della crisi afghana, in particolare l’evacuazione dei connazionali e degli afghani vulnerabili, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

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