Soldati traditi, l’8 settembre afgano. L’ufficiale di Kabul: colpa dei politici

Mohammed guidava le truppe regolari, ora è in Italia. "Il governo ci ha ordinato di arretrare davanti ai talebani"

Afghanistan, talebani

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Mohammed, 34 anni, maggiore dell’esercito di Kabul formatosi all’Accademia militare di Modena, è riuscito a fuggire in Italia insieme alla famiglia grazie al ponte aereo umanitario organizzato dal ministero della Difesa e dalle Forze armate Italiane su indicazione del ministro Guerini.

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Come hanno fatto i talebani in pochi giorni a prendere l’Afghanistan? Una resa che ricorda l’8 settembre...

"Il problema fondamentale era il sistema politico – spiega l’ufficiale –. I nostri politici non erano uniti. I soldati erano equipaggiati e devo dire che c’era anche la volontà di combattere da parte delle truppe".

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Biden ha dichiarato che gli Usa hanno formato 300mila soldati di Kabul, dotandoli di armi, droni, aerei, mezzi terrestri e competenze. È mancata la volontà di combattere?

"Quello che è accaduto si è svolto in modo molto rapido, ma sia chiaro che non sono stati i soldati a decidere. I soldati sono stati chiamati ad arretrare e lasciare i distretti e le province ai talebani da parte della gerarchia, che non ha voluto farli lottare e combattere".

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Chi ha alzato bandiera bianca?

"La sensazione è quella di una resa non tanto da parte dei soldati afgani, ma da parte della politica del mio Paese".

È vero che vi era la consapevolezza da parte degli Usa che l’esercito e le forze afghane non avrebbero retto?

"All’inizio tra noi soldati non c’era questa consapevolezza. Io sono ritornato in Afghanistan dopo un periodo all’estero per corsi di aggiornamento. Il primo luglio 2021 ho ripreso a lavorare e combattere. Non posso ora prendere posizione in merito agli Usa. Certo è che siamo stati lasciati soli".

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Lei ha scelto di venire in Italia. Come mai?

"Sono stato formato in Italia, ho fatto l’Accademia militare, la scuola ufficiali dell’arma dei carabinieri e il corso Issmi. Sento l’Italia come il mio secondo Paese. Ho ottenuto la laurea magistrale in Giurisprudenza, il master di secondo livello in studi internazionali strategico-militare e tanti altri diplomi coi quali posso trovare lavoro. Restare, per noi ufficiali che abbiamo studiato all’estero, sarebbe stato impossibile a causa della nostra preparazione e di una mentalità diversa".

Il portavoce dei Talebani dice che il popolo sta con loro.

"Il popolo non sta con loro, ha solo paura. Se i talebani governeranno soli vi sarà una guerra civile infinita".

Chi sono i talebani?

"Fondamentalisti che creano il terrore. Servono il Pakistan e applicano la loro policy non soltanto in Afghanistan, ma anche nei Paesi limitrofi".

Chi sono i veri afgani?

"Coloro che vogliono far diventare l’Afghanistan un Paese sviluppato, coloro che hanno studiato in diverse nazioni in tutto il mondo e poi sono ritornati a lavorare e costruire l’Afghanistan. I talebani non sono afgani".

Ritiene che l’Afghanistan possa essere salvato?

"Non sappiamo cosa succederà nel futuro. Ma la seconda resistenza si sta formando e preparando per salvare l’Afghanistan guidato da Ahmad Massoud".

È possibile una riorganizzazione per liberare l’Afghanistan?

"Certo. La cosa più importante è che tutti si riuniscano e formino una coalizione per liberare l’Afghanistan".

E le donne? I talebani hanno dichiarato che saranno rispettate tenendo conto della Sharia. Sarà loro vietato andare a scuola e imposto il burka?

"Non credo che le cose saranno diverse da come i talebani si comportarono negli anni ’90 in base alla Sharia, quando le donne non potevano studiare e compiere tante altre attività".

Lei cosa farà in futuro?

"Sono destinato a un luogo presumibilmente nel nord Italia, ma non posso dire quale per riservatezza e per non esporre mia moglie e la mia famiglia a dei rischi. Non so se potrò tornare in Afghanistan, che sarà sempre la mia patria. Sono però ora in Italia, che come ho detto è per me una seconda casa avendo io studiato qui e avendo tanti colleghi ed amici. Certo, mi mancherà il lavoro per il mio popolo, ma ora non sono assolutamente nella condizione di svolgerlo".

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