Lunedì 7 Ottobre 2024
ALESSANDRO BELARDETTI
Esteri

Cosa accadrebbe in caso di attacco nucleare? Le stime: in 4 ore 90 milioni di morti

Lo studio dell’università di Princeton simula un conflitto tra Usa (assieme alla Nato) e Mosca

Un fermo immagine dell'attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (Ansa)

Un fermo immagine dell'attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (Ansa)

Cosa accadrebbe nel caso di attacco sferrato da un’arma tattica nucleare russa? Il programma ’Science and global security’ (Sgs) dell’università di Princeton ha effettuato una simulazione con esiti apocalittici: 90 milioni di vittime in poche ore. Lo studio – in linea con altre ricerche simili – ha stabilito come potrebbe iniziare un conflitto di questo tipo, da dove potrebbero essere impiegate le armi e di che portata potrebbe essere la devastazione.

La simulazione ipotizza che l’attacco possa partire dalla città russa di Kaliningrad (tra la Polonia e la Lituania, si affaccia sul Mar Baltico) e sia diretto al cuore dell’Europa. Una "pioggia di fuoco" che raggiungerebbe le principali città europee, comprese quelle italiane, in brevissimo tempo. Secondo la ricerca nelle prime tre ore potrebbero morire almeno 2,5 milioni di persone. Ma contemplando anche la reazione della Nato, che potrebbe rispondere con 600 testate nucleari, il bilancio si aggraverebbe aggiungendo 3,4 milioni di morti in soli 45 minuti. La guerra atomica (virtuale) prosegue con un altro scambio di attacchi che provocherebbe 85 milioni di morti in altri 45 minuti. Sommando ogni fase della simulazione, in un conflitto di quattro ore, morirebbero 91,5 milioni di persone. "Una guerra atomica mondiale al giorno d’oggi provocherebbe centinaia di milioni di morti – spiega Gastone Breccia, storico militare dell’università di Pavia e professore di Storia della guerra all’Accademia militare di Modena –, si tratterebbe di un’escalation impressionante rispetto al secondo conflitto globale. Quali danni sono ipotizzabili? Considerando un attacco russo con armi nucleari tattiche sul campo di battaglia, dunque in Ucraina, ma non prendendo di mira grandi città come Kiev od Odessa, ci sarebbero decine e decine di migliaia di morti nei pochi istanti dell’esplosione. La zona contaminata sarebbe circoscritta in poche decine di chilometri quadrati, in questo scenario".

Ecco le tre fasi cronologiche del conflitto simulato a livello informatico dal team di ricerca americano: la prima vedrebbe la Russia tentare di distruggere le basi Nato in Europa (120 sono in Italia) con 300 armi nucleari. L’Alleanza Atlantica risponderebbe con 180 delle proprie armi nucleari (2,5 milioni di vittime in 3 ore). La fase successiva, ‘Counterforce plan’, vedrebbe la maggior parte delle forze militari Ue distrutte. Gli Usa sarebbero costretti a inviare 600 missili contro Putin (altri 3,4 milioni di morti in 45 minuti). Infine, la terza fase, ‘Countervalue plan’, con 30 città e centri economici più popolati colpiti da cinque a dieci testate ciascuna (in tre quarti d’ora 85,3 milioni di morti). L’esito della ricerca porta alla memoria il film War Games, che alludeva allo scoppio della terza guerra mondiale. Alex Glaser, autore dello studio ed esperto di Ingegneria e affari internazionali, ha confermato che l’ispirazione è venuta dalla pellicola cult che risale ai tempi della Guerra Fredda.

«Il punto chiave di una guerra atomica è l’inizio – prosegue il docente Breccia –. Putin potrebbe essere spinto a sferrare un disperato attacco nucleare solo se il suo esercito fosse all’angolo: questo può verificarsi nel caso l’Ucraina metta in atto un’offensiva di successo sfondando le linee russe. Ecco che a quel punto l’unica possibilità moscovita sarebbe l’arma di distruzione di massa. Credo, però, che l’Occidente e la Nato non avrebbero la necessità di rispondere: sarebbe sufficiente una controffensiva convenzionale, perché a quel punto la Russia politicamente sarebbe finita. Nel caso di un attacco alle basi Nato in Occidente? Chi tocca la Nato, muore".

Un’altra simulazione, svolta attraverso ‘Nukemap’ 3, un sito che consente di riprodurre le conseguenze di una bomba nucleare tattica, ha stabilito che, immaginando come punto d’impatto il Colosseo a Roma, e un potenziale di 50 kilotoni, il bilancio sarebbe di oltre 109mila vittime e oltre 256mila feriti. I danni leggeri, vetri rotti e piccoli danneggiamenti, arriverebbero fino alla Città del Vaticano. Nella prima zona ci sarebbero ustioni di terzo grado e, prima ancora, la distruzione moderata e totale. Dopo l’impatto della bomba nucleare tattica si alzerebbe una nube tossica che, con un ipotetico vento da Roma verso Nord Est, la porterebbe a colpire tutta la parte centrale dell’Italia, fino al mare.