Sabato 27 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Armi per raid in Russia. Dopo l’ok americano a Kiev si allinea anche Berlino. L’Italia resta contraria

Si allarga il fronte dei Paesi favorevoli ad attacchi oltre il confine ucraino. Medvedev minaccia: "Sul nucleare non bluffiamo, reagiremo in modo deciso".

Armi per raid in Russia. Dopo l’ok americano a Kiev si allinea anche Berlino. L’Italia resta contraria

Armi per raid in Russia. Dopo l’ok americano a Kiev si allinea anche Berlino. L’Italia resta contraria

Brutte notizie per il Cremlino: al vertice di Praga non solo il sostegno Nato a Kiev non vacilla, ma si rafforza. Dopo il via libera statunitense all’uso delle armi made in Usa sul suolo russo, anche se solo per la regione di Kharkiv, ieri la Germania – che l’altroieri ha annunciato un altro pacchetto di aiuti militari a Kiev da mezzo miliardo di euro – ha superato le sue ritrosie e ha autorizzato l’Ucraina a utilizzare armi tedesche contro obiettivi militari in Russia. Berlino ha infatti dato il suo nullaosta agli ucraini a usarle per "difendersi dagli attacchi che arrivano da immediatamente oltre confine" come ha annunciato la Cancelleria.

La decisione è sulla scorta di quanto deliberato giovedì sera da Biden, la cui scelta è stata spiegata al vertice dei ministri degli Esteri della Nato di Praga dal segretario di stato Anthony Blinken: "Nelle ultime settimane – ha detto – l’Ucraina ci ha chiesto l’autorizzazione a usare le armi che stiamo fornendo per difendersi da questa aggressione, anche contro le forze russe che si stanno ammassando sul lato russo del confine e che da lì stanno attaccando l’Ucraina. Questa richiesta è andata dritta al presidente Biden che ha approvato l’uso delle nostre armi per quello scopo". Il via libera è per il momento, come si è detto, solo per la regione di Kharkiv e esclude i missili a lungo raggio Atacms.

A favore dell’uso delle armi occidentali sul suolo russo si erano già espressi Svezia, Danimarca, Olanda, Finlandia, Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Estonia, Lettonia, Francia, Regno Unito e Canada. Contrari Italia, Spagna, Belgio, Ungheria, Slovacchia, incerti Portogallo e Bulgaria.

Ieri il presidente ucraino Zelensky è stato in Svezia dove ha firmato accordi con i cinque Paesi nordici (Norvegia, Svezia, Finlancia, Danimarca e Islanda). Non sono intese secondarie. L’accordo con la Svezia metterà a disposizione, per il triennio 2024-’26, 9 miliardi di euro, 6,5 dei quali in armi tra cui due aerei di sorveglianza e controllo (Acs890) che aiuteranno a identificare obiettivi a grande distanza e, se l’Ucraina ne farà richiesta, anche un certo numero di caccia multiruolo JAS 39 Gripen.

"L’Ucraina ha già concluso accordi di sicurezza bilaterali con 13 Paesi membri della Nato – ha osservato Blinken – e, di qui al summit di Washington a luglio, ne saranno firmati molti altri dato che altri 20 Paesi stanno negoziando con Kiev. L’Alleanza è più grande e coesa che mai. Al vertice faremo passi concreti per avvicinare l’Ucraina alla Nato e per garantire che ci sia un ponte verso l’adesione, un ponte che sia forte e ben illuminato". E sorretto da un finanziamento pluriennale di 40 miliardi di euro all’anno, come ha sottolineato il segretario generale Stoltenberg.

L’Italia riconferma il suo impegno a fianco di Kiev, ma non si unisce ai Paesi che consentiranno l’uso delle armi sul territorio russo. "Ogni Stato ha le sue leggi, la sua Costituzione. L’applicazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione – ha detto ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto – ci impone dei caveat rispetto all’utilizzo delle armi che diamo all’Ucraina: devono essere necessariamente usate per la difesa dell’Ucraina, il che significa anche colpire i russi in Ucraina, ma non per attaccarli in Russia". "Ho parlato a lungo con Stoltenberg – ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – , gli ho ribadito la nostra posizione e l’ha capita perfettamente. A Mosca possono stare tranquilli, non ci sono divisioni all’interno della Nato. Non abbiano speranze che non esistono".

A Mosca restano solo le consuete minacce. "L’attuale conflitto militare con l’Occidente si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore. La potenza delle armi Nato è in costante aumento e quindi nessuno oggi può escludere il passaggio del conflitto alla fase finale" ha detto il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, il superfalco Dmitry Medvedev. L’ex presidente russo ha anche ammonito l’Occidente "a non valutare male la questione dell’uso da parte di Mosca delle armi nucleari tattiche come fecero sulla nostra volontà di intervenire in Ucraina. Noi non bluffiamo. I governi occidentali stiano attenti a non sbagliare i conti, perché questo sarebbe un errore fatale: i Paesi europei hanno una densità di popolazione molto elevata". Una minaccia di attacco ai civili che la dice lunga sulla natura del putinismo.