Roma, 9 novembre 2024 – “La caduta del Muro ha cambiato le nostre vite in modo radicale. Non rinunceremo mai alle libertà che conquistammo allora”. Peter Praschek sapeva bene cosa ci fosse in gioco il 9 novembre 1989, ed è anche ben consapevole che significato ha tuttora quel momento in cui cadde la cortina di ferro. Oggi dirigente di Deutschlandradio, c’era anche lui tra le migliaia di berlinesi dell’est che si aggiravano felici e stupefatti al di qua e al di là del Muro che da 28 anni spaccava in due la città, la Germania e il mondo. Militante del movimento Bündnis 90, era stato sotto osservazione della Stasi per il suo “atteggiamento negativo dal punto di vista ideologico-politico”.
Da studente uno dei suoi più cari amici era stato ucciso durante un tentativo di fuga dalla Ddr. Praschek, lei c’era, nei giorni del ’Mauerfall’, della caduta del muro…
“Il 9 novembre ero andato a prendere dalla clinica mia moglie e nostra figlia Lara appena nata. Solo distrattamente vedemmo le notizie in tv. Si aprono le frontiere? Proprio oggi? La mattina dopo con mio figlio di 3 anni andammo a bordo della Trabant subito verso il varco della Bornholmer Straße. E davvero le guardie di confine, mai viste così stressate ed insicure, ci fecero passare. Pochi minuti dopo ci trovammo nel bel mezzo del traffico di Berlino ovest, e con l’auto facemmo numerose volte il giro intorno alla Colonna della Vittoria. Passammo dai parenti dell’ovest e allo zoo, prendemmo un bus a due piani, mangiammo un piatto intero di champignon: volevo che per mio figlio Paul fosse un giorno da non dimenticare mai. Sì, era l’inizio di un periodo felice”.
Prima di quel 9 novembre aveva avuto non pochi problemi con la Ddr, vero?
“Chiunque non volesse essere limitato nelle sue libertà aveva problemi nella Ddr. Alcuni episodi della mia vita li ho compresi meglio in seguito, quando sono entrato in possesso del mio fascicolo della Stasi (100 pagine). Ma non ero certo il più coraggioso e sono stato anche fortunato. Imparammo presto a non farci metterci sotto torchio senza necessità ma a sfruttare al massimo il nostro margine di manovra”.
In Germania si parla spesso della ’Ostalgie’, la nostalgia per i tempi della Ddr…
“Ho trascorso i primi 29 anni della mia vita nella Ddr e a tutti piace pensare alla propria giovinezza. Naturalmente anche nella Germania est eravamo felici: felici in amore, felici con gli amici, nella natura, nei viaggi. Anche l’opposizione alla Ddr è stata molto stimolante, creando rapporti umani stretti che resistono ancora oggi. Non verso una lacrima per la Ddr”.
Dopo 35 anni nel mondo è molto diverso da come lo immaginammo, in Ucraina ci sono i tank russi.
“Per 35 anni ci siamo cullati nella sensazione che le cose non sarebbero mai più peggiorate e che la democrazia fosse inamovibile. In questo senso, le lezioni del presente sono particolarmente amare per i miei amici e per me. Ecco perché sono completamente dalla parte dell’Ucraina e vado in giro con una bandiera ucraina sulla mia auto. Sono sconcertato dal fatto che gli abitanti dell’Est, in particolare, abbiano imparato così poco dai molti anni di dittatura e del blocco orientale”.
Nella Ddr l’ultradestra dell’AfD ha messo a segno risultati enormi. Che impressione le fa?
“Quando vedo questi risultati, mi sento alienato a est come lo ero prima della caduta del Muro. Dobbiamo difendere la nostra democrazia per contrastare i pifferai delle frange di destra e di sinistra ed evitare sviluppi autocratici e filorussi. È un dramma che l’indottrinamento dittatoriale abbia avuto un effetto così duraturo”.