di Marta
Ottaviani
Mancano pochi giorni alle elezioni presidenziali russe e dall’Svr, il controspionaggio di Mosca, arriva un allarme e, nello stesso tempo, la conferma che l’Italia è sempre al centro dei pensieri della Piazza Rossa. Il tema è il voto all’estero, che è già iniziato da qualche giorno, ma soprattutto il voto elettronico, che sarà il grande protagonista di questa consultazione. Il presidente, Vladimir Putin, corre per il quinto mandato e cerca la terza riconferma definitiva. Il risultato non appare molto difficile da raggiungere. I tre canditati fanno parte della cosiddetta opposizione strumentale e non impensieriscono il Capo del Cremlino. L’unico outsider, Boris Nadezhdin, non ha potuto candidarsi per alcune irregolarità formali. La strada per l’ennesimo trionfo sembrerebbe spianata. Ma a Mosca non sono comunque tranquilli, tanto che ieri è arrivata una nota stampa dell’Svr. Il temibile controspionaggio russo ha messo in guarda su possibili attacchi informatici da parte americana. L’obiettivo è rendere impossibile il conteggio dei voti da una parte significativa di elettori russi.
Secondo i servizi segreti esteri, gli Usa starebbero anche diffondendo attraverso le risorse Internet dell’opposizione appelli ai cittadini russi affinché ignorino le elezioni. Il voto all’estero è già in corso e qui, se si dovesse notare una flessione nell’affluenza non sarebbe un problema per il Cremlino. In primo luogo, con l’inizio della guerra in Ucraina, molti russi sono scappati dal loro Paese e, laddove hanno trovato rifugio potrebbero non riuscire a votare perché legalmente residenti ancora in Russia; in secondo luogo, Mosca ha chiuso molti dei seggi all’estero, privilegiando il voto elettronico, in presenza di determinati requisiti, e concentrando il voto di persona nelle zone occupate. Tuttavia, l’intelligence mantiene la guardia alta. E fin qui nulla di strano. Che Mosca e Washington si guardino in cagnesco non è certo una novità. E, dopo le accuse americane alla Russia di aver inquinato il voto del 2016 attraverso i social, non lo sono nemmeno gli attacchi informatici.
Ma nel messaggio del servizio stampa dell’Svr c’è anche una bella frecciatina all’Italia. Spiegando che la scarsa affluenza alle urne è un fenomeno che riguarda anche l’Occidente e che non è certo un motivo valido per invalidare il risultato, il controspionaggio ha aggiunto che "in Italia, il partito di Giorgia Meloni ha vinto le elezioni nel 2022 solo a causa di una bassissima affluenza alle urne". Due anni fa, in Italia, solo il 64% degli aventi diritto si recò ai seggi.
I russi, però, non sono molto più virtuosi. Le statistiche ufficiali dicono che alle presidenziali del 2018 e del 2012, che vedevano entrambe Putin candidato, l’affluenza fu del 67,5% e del 65,2%. Più alta di quella nazionale, ma certo non un plebiscito. Il presidente, però, questa volta, vuole un risultato strabiliante. Dal Cremlino, da settimane, fanno filtrare indiscrezioni secondo le quali è prevista un’affluenza intorno al 71% e un consenso per Putin oltre all’80%.
Di certo, quando il presidente diceva che la Russia è da sempre legata all’Italia, non esagerava. Dall’inizio della guerra in Ucraina siamo stati fra i Paesi più citati, quello dove le figure politiche russe hanno fatto sentire maggiormente la loro presenza in modo diretto o indiretto. Non solo l’intervista su una tv del nostro Paese al ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, all’inizio del conflitto in Ucraina, ma lo stesso presidente Putin che, nelle ultime settimane, ha ricevuto attestazioni di stima da parte di una studentessa a Mosca e dello street artist, Jorit, che ha voluto scattarsi un selfie con lui.