Venerdì 26 Aprile 2024

L’asse con gli Usa assicurazione sul Governo

Biden ha accolto Meloni per la seconda volta in sette mesi, e lo ha fatto all’inizio della presidenza italiana del G7. Un passaggio strategico, se pensiamo che proprio grazie al palcoscenico internazionale il nostro Paese potrà ritagliarsi un ruolo di primo piano sui principali e più delicati dossier: dall’Ucraina a Gaza

Giorgia Meloni e Joe Biden (foto Ansa)

Giorgia Meloni e Joe Biden (foto Ansa)

La sconfitta di Truzzu, gli scontri più o meno velati con la Lega, le critiche per la scelta dei candidati, il braccio di ferro sul terzo mandato, le incognite del premierato: sembra tutto così lontano, e così piccolo, visto dall’altra parte dell’Oceano.

“Giorgia, mia grande amica”, abbracci, sorrisi: Biden ha accolto Meloni per la seconda volta in sette mesi, e lo ha fatto all’inizio della presidenza italiana del G7. Un passaggio strategico, se pensiamo che proprio grazie al palcoscenico internazionale il nostro Paese potrà ritagliarsi un ruolo di primo piano sui principali e più delicati dossier: dall’Ucraina a Gaza. Questo, almeno, l’obiettivo di Giorgia Meloni.

Se in patria i problemi e le difficoltà non fanno sconti dopo un anno e mezzo di governo - all’indomani della prima battuta d’arresto elettorale con la bocciatura sarda - è ancora una volta sulla politica estera che la premier si gioca l’asso della sua credibilità, e della sua forza, di leadership e tenuta.

La solidità del suo filo atlantismo - mai una sbavatura, mai un cedimento in questi mesi tutt’altro che facili, con un pezzetto del suo governo in odore di simpatie putiniane – l’hanno resa un alleato affidabile e solido per Biden, alla vigilia di una rielezione durissima contro un avversario, Donald Trump, che in caso di vittoria potrebbe sovvertire gli equilibri europei, a cominciare proprio dalla tenuta del sostegno Nato in chiave anti Putin.

Biden ha bisogno di Meloni, e dell’Italia: in gioco ci sono oltre 300 miliardi di dollari di fondi sovrani russi depositati nelle banche occidentali: gli Usa vorrebbero scongelarli per finanziare l’Ucraina, ma Francia, Germania, Bce e Commissione europea sono contrari. Ed ecco che il ruolo del nostro Paese potrebbe diventare centrale per convincere gli alleati, a una condizione: non spaccare il fronte dell’Unione mettendo a rischio l’altro asse che la premier ha costruito durante il suo mandato, e cioè l’amicizia con Ursula von der Leyen.

Ora: in molti negli ultimi mesi hanno imputato a Meloni di occuparsi troppo di tutto quello che sta oltre confine, di dare insomma la precedenza alla costruzione di una reputazione internazionale - anche per se stessa - piuttosto che occuparsi dei problemi di casa nostra. Ma questa strategia non nasconde alcuna debolezza. L’amicizia con von der Leyen - che punta alla riconferma alla guida della Commissione Ue - e il sostegno dell’establishment Usa sono la più solida assicurazione sulla vita di questo governo. Come hanno sperimentato a proprie spese suoi predecessori meno accorti di lei.