Mercoledì 24 Aprile 2024
Editoriale

La nuova partita politica: ridare spazio ai moderati

Tajani eletto presidente di Forze Italia

Tajani eletto presidente di Forze Italia

Roma, 25 febbraio 2024 – Esiste uno spazio tra Meloni e Schlein. Invocato ed evocato da politici e società civile, dalle classi economiche e da quelle culturali, interpretato negli ultimi anni a vario titolo (e con non troppe fortune) da vecchi e nuovi alfieri della politica. Uno spazio che sembra enorme, sulla carta. Per poi ridimensionarsi immancabilmente nell’unico luogo in cui la politica si può davvero misurare, e cioè l’urna. Si chiama “centro”, e ormai da tempo sembra una specie di terra promessa.

Eppure. I tempi sembrano finalmente maturi per testare un’opportunità oggi più concreta rispetto a non troppi mesi fa, complice soprattutto l’inasprirsi di tendenze estreme, in Italia come in Europa. Si è chiuso con questa ambizione il congresso di Forza Italia, il primo del dopo Berlusconi, di fronte (non casualmente) a una corposa sfilata di big dell’Ue a garantire l’imprimatur ideologico del partito in rilancio: da Weber a Metsola, fino al video messaggio di Ursula von der Leyen.

La prima sfida di Antonio Tajani si gioca non a caso su un doppio obiettivo: in Europa, puntellare la vittoria di quell’area moderata che si identifica coi Popolari di Weber, contro le spinte dei vari Afd e Zemmour. In Italia, sorpassare la Lega di Salvini – che sta invece provando a intercettare voti a destra di Meloni – diventando la seconda forza della coalizione e spostando così gli equilibri del governo. Dove? In primo luogo verso quell’esigenza di riformismo moderato – dal fisco alle politiche del lavoro, dal dialogo con le forze sociali alla piena appartenenza all’europeismo dei padri fondatori – di cui Forza Italia è oggi uno degli interpreti più credibili.

Quest’ultima impresa non sembra impossibile, stando ai sondaggi. Cito l’ultimo: ieri Pagnoncelli, sul Corriere della Sera, cristallizzava la Lega all’8,3% e Forza Italia al 7,9%. A quanto può ambire Tajani e, più in generale, a quanto può ambire il famigerato “centro”? Oggi i partiti che idealmente possono rivendicarne l’appartenenza, messi tutti insieme (Forza Italia, Azione, Italia Viva) arrivano faticosamente al 15%. È chiaro che il potenziale elettorale di un mondo che guarda al marchio dei cosiddetti moderati è inevitabilmente maggiore. E allora la vera domanda è capire se questa distanza sia realmente colmabile e se quella domanda di centrismo abbia possibilità di essere interpretata appieno da una creatura politica. Quale e in che modo, potranno iniziare a dircelo i risultati delle prossime Europee.