Deutsche Bank affila le armi e studia le possibili contromosse per ostacolare l’eventuale acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit. Tra le opzioni che il Ceo Christian Sewing sta studiando, secondo l’agenzia Bloomberg, c’è anche l’acquisto di una parte o della totalità della restante quota del 12% di Commerzbank detenuta ancora dal governo tedesco. Deutsche non commenta le indiscrezioni, ma intanto l’amministratore delgato di Unicredit, Andrea Orcel, in un’intervista al quotidiano tedesco ‘Handelsblatt’ ha ribadito i suoi piani, definendo l’ipotesi di fusione come portatrice di "un valore aggiunto" per tutti gli stakeholder e utile a creare "un concorrente molto più forte nel mercato bancario tedesco".
UniCredit è salita la scorsa settimana al 9%, acquistando le azioni di Commerzbank messe in vendita dal governo tedesco e indicando che una possibile acquisizione completa della banca è una delle opzioni considerate. La mossa di Orcel ha stupito il governo di Berlino, che stava vendendo parti delle sue partecipazioni nell’istituto di credito tedesco, ma non si aspettava l’intervento di un investitore strategico.
La potenziale combinazione di UniCredit e Commerzbank creerebbe un gigante bancario europeo che si posizionerebbe davanti a Deutsche Bank in termini di fatturato anche sul territorio tedesco e supererebbe Deutsche Bank in termini di attività totali. Sempre secondo Bloomberg, all’inizio del 2019 Deutsche Bank e Commerzbank hanno avuto colloqui formali per l’acquisizione in un piano sostenuto dal governo tedesco, ma alla fine le discussioni sono fallite. Ora l’amministratore delegato di Deutsche Christian Sewing e i suoi luogotenenti stanno riprendendo in mano quell’ipotesi, alla luce dei nuovi sviluppi.
La Bce ha sempre favorito le fusioni tra istituti di credito con sede in diverse aree dell’eurozona. È quanto ha ribadito il vicepresidente della Bce Luis de Guindos durante una conferenza a Madrid in risposta a una domanda sulla possibile acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit. "Vediamo cosa succederà", ha detto il vicepresidente. "Siamo sempre stati a favore delle fusioni transfrontaliere. Ogni volta che se ne verifica una, emergono tipicamente preoccupazioni nazionali", ha precisato de Guindos. Qualsiasi accordo – ha aggiunto de Guindos – sarà valutato in base ai suoi specifici meriti. "La cosa importante – ha concluso – è quanto la fusione sia adeguata dal punto di vista del modello di business". Quanto alle ricadute sul risiko bancario in Italia, con l’uscita di Piazza Gae Aulenti dalle potenziali operazioni, i potenziali candidati per un "terzo polo" – evidenziano gli analisti di Intermonte – "potrebbero essere Bper, che già ha alle spalle il gruppo assicurativo Unipol, e Banco Bpm, che però riporta di essere concentrata su una crescita stand-alone".