Domenica 6 Ottobre 2024

Pressione fiscale sui contribuenti onesti al 47%, Cgia

Nel 2023 la pressione fiscale reale è salita al 47,4%, a causa dell'aumento delle bollette, della Tari, dei ticket sanitari. L'economia sommersa e le attività illegali incidono per l'11,7% sul Pil. L'Irpef dei lavoratori autonomi è la principale imposta evasa, con una propensione al gap del 67,2%.

Cgia, la pressione fiscale sui contribuenti onesti è al 47%

Cgia, la pressione fiscale sui contribuenti onesti è al 47%

Nel 2023 i contribuenti fedeli al fisco hanno subito una pressione fiscale reale del 47,4%, quasi 5 punti in più rispetto al dato ufficiale del 42,5% dell'anno precedente. La Cgia ha rilevato che, nonostante la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni dell'Irpef e l'aumento del Pil, nel 2023 la pressione fiscale è scesa rispetto al 2022 dello 0,2%. Anche nel 2024 il peso complessivo delle tasse e dei contributi sulla ricchezza prodotta nel Paese dovrebbe diminuire, ma la maggior parte degli italiani non ne ha beneficiato poiché, allo stesso tempo, sono aumentati i costi delle bollette, della Tari, dei ticket sanitari. Secondo l'ultimo dato disponibile, nel 2021 l'economia non osservata era pari a 192 miliardi (l'11,7% del valore aggiunto nazionale), di cui 173,8 miliardi attribuibili al sommerso economico e 18,2 alle attività illegali. La Cgia ipotizza che l'incidenza dell'economia sommersa e delle attività illegali sul Pil nel biennio 2022-2023 non abbia subito variazioni rispetto al 2021. La pressione fiscale ufficiale calcolata dal Mef (nel 2023 al 42,5%) rispetta le disposizioni metodologiche previste dall'Eurostat, ma le stime sull'evasione degli autonomi sono considerate "inattendibili". Secondo il Mef, il tax gap in Italia è di 83,6 miliardi di euro, di cui 30 miliardi attribuibili all'Irpef dei lavoratori autonomi, con una propensione al gap nell'imposta del 67,2%, cioè solo un terzo dell'Irpef che teoricamente dovrebbero pagare all'erario.