Superbonus 110 al capolinea, cosa cambia dopo il decreto legge a sorpresa del governo

Rimodulato il sistema degli incentivi: stop a sconto in fattura e cessione del credito. Il ministro Giorgetti: "Duemila euro di costo per ogni italiano, rischio per i conti pubblici"

Roma, 17 febbraio 2023 - C’è chi la definisce una super-stretta e chi parla di pietra tombale. Certo è che il decreto-legge varato a sorpresa ieri sera dal governo sul cosiddetto Superbonus segna di fatto la fine degli incentivi in edilizia come li abbiamo conosciuti fino a oggi. Il governo, con un colpo inatteso, mette fine al meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura che sono stati alla base del decollo del sistema delle agevolazioni per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico degli immobili. Non solo: si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo. E così la sola buona nuova per imprese e famiglie rimane l'allentamento della responsabilità solidale nel trasferimento dei vecchi crediti che aveva di fatto bloccato le operazioni e spinto gli istituti di credito a chiudere ogni partita.

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Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti

L’obiettivo della maxi-stretta con cui il governo interviene sul tormentato dossier del Superbonus è duplice, spiega il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "Risolvere il nodo dei crediti", arrivati ormai a 110 miliardi, e "mettere in sicurezza i conti pubblici". Perché, incalza il Ministro, l’intero pacchetto grava per circa 2mila euro sulla testa di ciascun contribuente. E, del resto, Giorgia Meloni, da remoto, spiega che "dovevamo intervenire": l’impatto sul debito rischiava di diventare insostenibile. Anche se la premier, consapevole della reazione furiosa delle imprese del settore, fa sapere, attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano, che "il governo intende aprire un’interlocuzione con le associazioni di categoria, che saranno invitate nel tardo pomeriggio di lunedì a Palazzo Chigi per ricevere i loro contributi propositivi rispetto a un intervento di necessità ed estrema urgenza". Ma la premier dovrà vedersela anche con i malumori crescenti in Forza Italia, perché se Antonio Tajani giustifica e spiega l’intervento come inevitabile, di tutt’altro segno sono gli umori di Silvio Berlusconi e dei suoi parlamentari: da Arcore come dai gruppi parlamentari sale un'irritazione robusta per la mossa del duo Giorgetti-Meloni.

La mossa del governo, arrivata a sorpresa con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, è il decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Due soli articoli, ma con misure d’impatto. Innanzitutto, lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito: d’ora in avanti per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d’imposta. Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma di fatto un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito. Ma proprio questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, "avrebbero impatto diretto sul debito pubblico", spiega Giorgetti.

Il decreto, però, affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che viene esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per "eliminare le incertezze" che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, spiega il ministro, sottolineando come tutto l’intervento si sia reso necessario "per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata" che è finita per costare 2mila euro a ciascun italiano. Ora l’urgenza è "riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti" rimasti incagliati, sottolinea Giorgetti, spiegando che nel mirino non c’è il Superbonus, ma la cessione dei crediti d’imposta: una montagna da "110 miliardi", che deve essere gestita. Di qui l’appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo "bucone". E proprio al settore bancario Giorgetti avrebbe proposto alcune azioni tra cui meno responsabilità in carico alle banche con una maggiore "circolarità giuridica" che permetta di far ripartire le cessioni dei crediti, un ruolo più incisivo delle imprese pubbliche nell’acquisto degli stessi e contatti per risolvere eventuali problemi successivi nelle norme.

 

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