Fast fashion nel mirino dell’Antitrust. L’Autorità guidata da Roberto Rustichelli ha avviato un’istruttoria nei confronti del colosso cinese di vendite di abbigliamento online Shein per possibile pubblicità ingannevole. Lo fa sapere l’Autorità, spiegando che "potrebbero essere ingannevoli o omissivi i messaggi promozionali presenti sul sito web italiano Shein.com relativi alla sostenibilità ambientale dei capi di abbigliamento a marchio Shein".
L’Antitrust ha puntato un faro su Infinite Styles Services, con sede a Dublino, che gestisce il sito web italiano della piattaforma cinese, "per la possibile ingannevolezza di alcune affermazioni ambientali contenute nelle sezioni #SHEINTHEKNOW, evoluSHEIN e Responsabilità sociale del sito Shein.com". In pratica si tratterebbe, spiega il Codacons, di "greenwashing", ossia un ecologismo di facciata basato su affermazioni non veritiere in tema di sostenibilità e rispetto dell’ambiente di prodotti e attività produttive che indurrebbe in modo ingannevole i consumatori ad acquistare.
Secondo l’Autorità, "a fronte della crescente sensibilità dei consumatori per l’impatto delle loro scelte di consumo sull’ambiente, la società cercherebbe di veicolare un’immagine di sostenibilità produttiva e commerciale dei propri capi d’abbigliamento attraverso asserzioni ambientali generiche, vaghe, confuse e/o fuorvianti in tema di circolarità e di qualità dei prodotti", laddove invece è risaputo che la loro qualità è quantomeno discutibile. In un’analisi condotta quest’estate dalla rivista tedesca dei consumatori Oko-Test, che ha preso in considerazione 21 capi di abbigliamento di Shein per diverse fasce di età, la maggior parte degli articoli non avrebbe superato il test, risultando contaminati con sostanze tossiche come antimonio, piombo, cadmio, dimetilformammide, ftalati vietati, naftalene e idrocarburi policiclici aromatici.
Due paia di sandali si sono rivelate le più tossiche del test, pieni di sostanze chimiche nocive, comprese alcune che si pensava fossero scomparse dalla produzione tessile. Inoltre in un test di laboratorio l’antimonio tossico è stato rilasciato da un vestito da bambina all’interno di una soluzione che simulava il sudore.
Elena Comelli