Sabato 5 Ottobre 2024

Il rapporto Draghi sulla competitività spiegato in breve e il Pdf. Debito, tensione con la Germania

Draghi: servono investimenti senza precedenti, sfida esistenziale. “Serve un titolo di debito comune”. Il ministro tedesco: “Non risolverà i problemi, sono contrario”

Roma, 9 settembre 2024 – Una sfida "esistenziale" che richiede “investimenti senza precedenti” attende l’Europa sull’impervio terreno della competitività. Mario Draghi presenta il suo rapporto in una conferenza stampa congiunta con la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. E come sempre non fa giri di parole: in gioco c’è la sopravvivenza dell’Europa, sul mercato globale e non solo. Secondo l’ex premier italiano e presidente della Bce serve aumentare gli investimenti “di circa 5 punti percentuali del Pil, fino a raggiungere i livelli degli anni '60 e '70 per centrare gli obiettivi di digitalizzazione, decarbonizzazione e rafforzamento delle capacità di difesa". Si parla del doppio della quota stabilita dal Piano Marshall che tra il 1948 e il 1951 era tra l’1 e il 2% del Pil Ue. Significa mettere sul piatto come “minimo” 750-800 miliardi aggiuntivi all’anno, passando dal circa il 22% al 27% del Pil. Sull’occupazione sottolinea: il rapporto "non contiene nulla" che raccomandi di flessibilizzare ulteriormente il mercato del lavoro nell'Ue, visto che oggi "la competitività non si gioca sul costo del lavoro. Non in misura primaria".

Sommario

Mario Draghi con Ursula Von der Leyen a Bruxelles (Ansa)
Mario Draghi con Ursula Von der Leyen a Bruxelles (Ansa)

I punti salienti del rapporto

Buoni propositi, anzi propositi necessari. Ma anche passaggi concreti ed elementi chiave da cui non si può prescindere. La partita della competitività si gioca su innovazione, energia, sicurezza geopolitica e sugli approvvigionamenti di materie prime e critiche. La competitività va portata avanti assieme alla decarbonizzazione, con una riduzione delle dipendenze e delle vulnerabilità esterne, rafforzamento delle capacità industriali su spazio e difesa, potenziamento dei mezzi di finanziamento e, infine, dei processi di governo dell’Unione europea. 

Il nodo difesa

L’analisi di Draghi, un lavoro di 65 pagine intitolato "Il futuro della competitività europea", parte da un esame del quadro in cui si trova l’Europa e delle sfide che ha davanti, sintetizzate in tre capitoli: accelerare l’innovazione e trovare nuovi "motori" di crescita; abbassare i prezzi dell’energia continuando il processo di decarbonizzazione e di aumento dell'economia circolare; terzo, adattarsi a un mondo di geopolitica meno stabile in cui le dipendenze esterne stanno diventando vulnerabilità e in cui non ci si può più permettere di affidare ad altri a propria sicurezza. "L'Ue collettivamente è la seconda per difesa militare al mondo, ma ciò non si riflette nella forza della nostra capacità industriale di difesa". Insomma, spendiamo tanto ma male perché l’ndustria è “troppo frammentata” e fatica “produrre su larga scala”. Manca una “standardizzazione” delle attrezzature. “Ad esempio, in Europa vengono utilizzati dodici diversi tipi di carri armati da battaglia, mentre gli Stati Uniti ne producono solo uno", aggiunge Draghi.

Lo studio presentato dall’ex presidente del Consiglio e della Bce analizza possibili strategie per chiudere il divario di innovazione che l’Europa accusa rispetto ai suoi maggiori competitori, guarda alle cause degli elevati prezzi dell’energia e a possibili soluzioni parallelamente alle sfide. Un capitolo è dedicato alle vulnerabilità e alle dipendenze sugli approvvigionamenti esterni, ma anche alla necessità di procedere a un rafforzamento delle capacità industriali nei settori di difesa e aerospaziale. 

La decarbonizzazione

Il capitolo energia è uno dei punti centrali dell’analisi dell’ex numero uno della Bce. "Anche se i prezzi sono scesi molto rispetto ai picchi massimi - si legge nel rapporto - le aziende dell'Ue devono ancora far fronte a prezzi dell'elettricità che sono 2-3 volte quelli pagati negli Stati Uniti e a prezzi del gas naturale che sono 4-5 volte più alti”. Quindi “la decarbonizzazione potrebbe essere un'opportunità per l'Europa, sia per assumere un ruolo guida nelle nuove tecnologie pulite sia per circoscrivere soluzioni e spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita sicure e a basso costo di cui dispone l'Ue".

Tuttavia "la capacità dell'Europa di cogliere questa opportunità dipenderà da tutte le politiche adottate in sintonia con gli obiettivi di decarbonizzazione dell'Ue. La transizione energetica - avverte Draghi - sarà graduale e i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo centrale nella determinazione dei prezzi dell'energia per il resto di questo decennio", cosa che implicherà la "continua volatilità dei prezzi per gli utenti finali".

Debito comune, la Germania è contraria

Il penultimo capitolo, il quinto, riguarda il tema di come finanziare gli investimenti in cui un elemento critico individuato è quello dell’attuale incompletezza dell’Unione dei mercati dei capitali, così come la necessità di trovare alcuni strumenti di finanziamento comune per massimizzare la crescita di produttività. Serve, insomma, un titolo di debito pubblico comune. "Sapete tutti come la penso: è uno strumento funzionale per raggiungere i nostri obiettivi", dice Draghi. “Serve una valutazione comune su quali siano i pericoli e le ricadute. E questo è un ambito in cui i Paesi membri devono mettersi d’accordo".

La linea Draghi trova subito uno scoglio importante. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner scrive infatti su X: "Il prestito congiunto dell'Ue non risolverà alcun problema strutturale: alle imprese non mancano le sovvenzioni. Sono incatenate dalla burocrazia e da un'economia pianificata. E hanno difficoltà ad accedere al capitale privato. Dobbiamo lavorare su questo aspetto". L’esponente dei Liberali spiega di "non essere d'accordo" con il lavoro dell'ex presidente della Bce. "Più debito pubblico costa interessi, ma non crea necessariamente più crescita", aggiunge. 

Riformare i processi Ue

L’ultimo capitolo riguarda il rafforzamento dei processi di governo dell’Unione europea, partendo dalla considerazione che una nuova strategia industriale non riuscirà ad avere successo senza cambiamenti in parallelo nell’architettura e nel funzionamento dell’Unione. In particolare viene raccomandata la creazione di un nuovo quadro di coordinamento sulla competitività che dovrebbe focalizzarsi sulle priorità strategiche, la necessità di semplificazione delle procedure, nell’ambito del quale viene raccomandata di la creazione di un nuovo vicepresidente della Commissione responsabile della semplificazione, e un taglio degli oneri burocratici a favore delle Pmi.

Il rapporto in Draghi in Pdf