Lunedì 29 Aprile 2024

Pensioni, spunta scivolo per andare 7 anni prima. Ecco come funziona (e per chi)

Emendamento della maggioranza al Dl Crescita. Coinvolge i dipendenti delle grandi aziende che, in determinate condizioni, potrebbero uscire dal lavoro già a 60 anni

Pensioni, uffici Inps (Newpress)

Pensioni, uffici Inps (Newpress)

Roma, 4 giugno 2019 - Uno scivolo di 7 anni verso la pensione per i dipendenti di imprese con più di mille addetti, grandi aziende che intendano muoversi lungo la strada della trasformazione tecnologica e del ricambio generazionale. In sostanza, in presenza di un accordo sindacale, i lavoratori più anziani potrebbero andare via già a 60 anni. A prevederlo è un emendamento dei relatori di maggioranza al decreto legge Crescita che approda oggi in aula alla Camera. 

Scivolo 7 anni 

Lo scivolo si inserisce nella revisione degli attuali contratti di solidarietà espansiva poco utilizzati dalle imprese. Al posto degli strumenti indicati viene introdotto il cosiddetto contratto di espansione, finanziandolo con 40 milioni per quest'anno e 30 per il prossimo, ma in via sperimentale per 2 anni, 2019 e 2020, un contratto nuovo che prevede molteplici possibilità di azione e di intervento. 

Oltre a dare la possibilità di anticipare le uscite dei più anziani, si contempla anche la riduzione oraria (che "può essere concordata, ove necessario, fino al 100%"), che potrà essere integrata da Cig e Cigs ma fino a 18 mesi anziché 24. Nel contratto, comunque sia, andrà indicato il numero di nuove assunzioni "a tempo indeterminato" o con il "contratto di apprendistato professionalizzante" che si dovranno fare. 

Le aziende potranno chiedere di stipulare questi contratti di espansione al ministero del Lavoro insieme con i sindacati, "nell'ambito dei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione", se si avvia una "modifica strutturale dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico" che porta con sé "l'esigenza di modificare le competenze professionali in organico" anche "prevedendo l'assunzione di nuove professionalità". 

Per i lavoratori che invece si trovano "a non più di 84 mesi" dalla pensione "il datore di lavoro riconosce per tutto il periodo e fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, a fronte della risoluzione del rapporto di lavoro, una indennità mensile, liquidabile anche in unica soluzione, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro". 

Se il lavoratore è vicino alla pensione anticipata "il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto, con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito" del licenziamento. Prevista anche una clausola per evitare nuovi esodati, perché si precisa che "leggi e altri atti aventi forza di legge non possono in ogni caso modificare i requisiti per conseguire il diritto" alla pensione "vigenti al momento dell'adesione" all'uscita con scivolo aziendale. Gli elenchi dei lavoratori che "accettano indennità" andranno depositati.

La novità

La novità dello scivolo descritto, rispetto a quanto previsto dalla cosiddetta "isopensione", introdotta dalla riforma Fornero del mercato del lavoro e modificata nel 2017, consiste nella riduzione degli oneri a carico delle imprese: queste ultime dovrebbero pagare l’indennità sostitutiva della pensione maturata, ma non i contributi previdenziali fino all’età pensionabile. 

Rispetto alla "isopensione" prevista dalla legge Fornero, modificata nel 2017 per estendere da 4 a 7 anni il periodo di prepensionamento, il "contratto di espansione" dovrebbe essere meno costoso per le aziende (non si parla, per esempio, della fidejussione da depositare all’Inps). 

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