LA FIBRA va. Il piano delle aree bianche marcia più o meno con un anno di ritardo, a causa del tempo necessario a scrivere il regolamento, dei ricorsi, della burocrazia per ottenere i permessi, le difficoltà dei collaudi, e non per colpa di Open Fiber, che ha evitato polemiche e badato al sodo. «Ci sono stati 12 ricorsi che abbiamo vinto tutti nei gradi di giudizio sinora affrontati – osserva Simone Bonannini (nella foto), direttore Marketing e Commerciale di Open Fiber – e questo ha causato qualche ritardo nell’avvio. Quanto alla burocrazia, diciamo che stiamo realizzando una rete completamente nuova e stiamo imparando tutti come realizzare una rete così capillare. Alle polemiche risponderemo con i dati di fatto. Come abbiamo già fatto in quattro comuni delle aree bianche, procederemo adesso alla sperimentazione in altri 70 comuni invitando tutti gli operatori italiani. Cominceremo a far vedere che in un numero crescente di comuni la rete esiste, la rete è pronta, il potenziale è enorme».
OPEN FIBER ha due anime, quella privata che lavora nei cluster A e B – quella ‘a rilevanza di mercato’, dove gli investimenti si fanno comunque – dove ci sono le 271 maggiori città italiane e ormai siamo oltre 5 milioni di unità immobiliari connesse. E poi ci sono le aree C e D – quelle cosiddette ‘a fallimento di mercato’, dove gli operatori non investono autonomamente – dove a fine anno Open Fiber avrà già cablato oltre 2 milioni di unità immobiliari sulle 9.3 previste dal piano del Mise. Da notare che nelle aree C e D Open Fiber a fine giugno ha presentato a Infratel i progetti definitivi per tutti i comuni oggetto di intervento. Ad oggi sono stati presentati 1.719 progetti esecutivi, dei quali 1.482 già approvati da Infratel.
Alessandro Farruggia
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