Voi quanto sareste disposti a pagare per sedervi all’Ariston durante Sanremo? Perché se un biglietto per una delle prime quattro serata costa solo 200 euro, per la finale c’è chi è pronto a spenderne 730 per avere un posto in platea. E questi comunque, nell’enorme economia del festival, non sono che spiccioli.
Evento nazional-popolare per eccellenza, Sanremo è per l’Italia quello il Superbowl è per gli Stati Uniti: cioè un palcoscenico su cui tutti vogliono stare. A vederlo sono circa 11 milioni di spettatori ed è l’unico ma proprio l’unico prodotto televisivo che tiene incollati allo schermo quasi quattro giovani su cinque tra i 15 e 34 anni (ragazzi che, diciamocelo, in qualche caso accendono la tivù solo quella settimana dell’anno).
Per le aziende salire su questo carrozzone è una cosa irrinunciabile. E sono disposte a pagare cifre astronomiche per la pubblicità: 10 passaggi di uno spot da 15 secondi a inizio serata costano 1,37 milioni di euro, mentre per 20 passaggi nell’orario centrale si sale addirittura a 1,91 milioni di euro. Ma il picco si raggiunge con la tele-promozione nel picco della serata, quando per cinque passaggi su Rai 1 (più cinque su Rai Premium), i brand arrivano a spendere quasi 2,4 milioni di euro.
E sono questi giganteschi introiti pubblicitari, alla fine, a ripagare lo sforzo. Secondo le ultime analisi, il festival genera ricavi per circa 60 milioni di euro: 42 milioni dalla raccolta pubblicitaria e altri 18 di indotto per la città di Sanremo e il territorio ligure. Tutto questo, per un costo inferiore ai 20 milioni. Insomma, per ogni euro speso in Sanremo, lo Stato alle fine ne guadagna tre.
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