Sabato 27 Luglio 2024

Svolta green di Sace: "Sostenibilità al centro del business"

DA QUARANTACINQUE anni è il partner di riferimento per le imprese italiane che esportano e...

Svolta green  di Sace: "Sostenibilità al centro del business"

Svolta green di Sace: "Sostenibilità al centro del business"

DA QUARANTACINQUE anni è il partner di riferimento per le imprese italiane che esportano e crescono nei mercati esteri. Supporta, inoltre, il sistema bancario per facilitare, con le sue garanzie finanziarie, l’accesso al credito delle aziende per sostenerne la liquidità e gli investimenti per la competitività e per la sostenibilità nell’ambito del Green New Deal italiano. E Sace non poteva quindi mancare al recente appuntamento di Cop28.

Perché è stato importante essere lì?

"La sostenibilità – spiega Alessandra Ricci, ad di Sace – è uno dei pilastri fondamentali del nostro Piano industriale "Insieme 2025" e in occasione di Cop28 a Dubai, a un anno dal lancio del piano, abbiamo voluto presentare la nostra nuova Strategia Esg, frutto di un percorso che abbiamo intrapreso come Sace e che rivoluziona il nostro business model, mettendo al centro la massimizzazione del nostro impatto sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite".

La scelta di presentare questa svolta epocale proprio a Dubai non è stata quindi casuale?

"Vero. Da un lato Cop28 con tutti i dibattiti importantissimi rappresentava un momento significativo per lo sviluppo di modelli di crescita sostenibili e dall’altro è stata l’occasione di presentare la nostra Strategia di fronte alla business community dei Paesi del Golfo, una delle Regioni del mondo cruciale per gli equilibri energetici e le sfide di sostenibilità a livello globale. Il nostro obiettivo è quello di rendere Sace una Esg Excellence Company, un passo necessario per realizzare il nostro purpose: contribuire al benessere e alla prosperità per la comunità".

Che bilancio può tirare dopo un anno di attuazione del Piano industriale?

"Partirei da un dato che ci rende molto orgogliosi: 40mila aziende. E’ il numero di imprese, la maggior parte Pmi, che abbiamo servito in questo anno e contiamo di raggiungerne 65mila nell’arco di piano al 2025. Per noi è un dato molto importante, perché significa che l’ascolto proattivo, le iniziative di co-design e di accompagnamento che stiamo facendo sul territorio stanno avendo un riscontro positivo presso le imprese, che sono il nostro stakeholder più importante. Tutto questo è stato possibile grazie alle nostre persone, le Sace People, che hanno accolto la sfida del nostro Piano industriale e si stanno mettendo in gioco abbracciando un nuovo modello di leadership, che abbiamo definito Epic e si basa su coraggio, passione ed empatia, focalizzato sul purpose, su una skill-based organization che incoraggia la sperimentazione, l’innovazione e l’agilità".

Parlando di business, Sace è attiva su più fronti dall’export al mercato domestico, passando per gli investimenti green. Quali trend avete riscontrato in questo anno?

"L’export si è dimostrato ancora una volta una grande fonte di resilienza per le nostre imprese e per la nostra economia. I dati dei primi 8 mesi dell’anno e le nostre previsioni ci indicano che chiuderemo il 2023 con un 2-3% di crescita e nel 2024, secondo le nostre stime, dovremmo raggiungere un +4%. Tutto questo nonostante un contesto globale particolarmente complesso e incerto. Le aziende italiane hanno proseguito nella loro attività esportativa e come Sace le abbiamo accompagnate a cogliere opportunità cercando di aprire nuove rotte per le loro vendite, aiutandole a posizionarsi nelle catene di fornitura di big player esteri e supportandole anche con un’offerta formativa e iniziative di business matching. Sul fronte del mercato domestico, abbiamo proseguito a supportare gli investimenti green e la transizione ecologica delle nostre imprese. Dall’inizio dell’operatività a luglio 2020, attraverso le nostre garanzie green, abbiamo supportato oltre 500 progetti per un totale di 12 miliardi di euro. E infine, abbiamo continuato a sostenere la liquidità delle imprese italiane, all’interno del temporary crisis framework europeo. Con questi strumenti emergenziali, connessi alla pandemia prima e alla crisi russo-ucraina e al caro energia poi, abbiamo emesso garanzie per oltre 70 miliardi".

Quando termineranno le misure emergenziali, come supporterete le imprese italiane?

"Nella proposta della Legge di Bilancio, che dovrebbe essere approvata a breve, sono contenute alcune soluzioni che renderanno strutturale il nostro intervento a supporto della liquidità delle imprese. In sostanza, le imprese italiane devono sapere che dal 1° gennaio 2024, potremo supportale con strumenti digitali e veloci a sostegno della loro liquidità e dei loro investimenti. Lo faremo con Garanzia Futuro, dedicata prevalentemente alle Pmi, con la Garanzia Green proseguiremo a supportare la transizione sostenibile e i progetti green delle nostre imprese, e a tutto questo affiancheremo Archimede, un nuovo strumento dedicato alle imprese medio-grandi, con cui potremo intervenire con una garanzia fino al 70% di finanziamenti con una durata fino a 25 anni, l’ideale per gli investimenti in infrastrutture".

Dal vostro osservatorio, su cosa dovrebbero investire le imprese italiane oggi?

"Innovazione e sostenibilità sono i due treni che le imprese italiane non devono perdere, e, dai nostri dati sembrerebbe che le imprese stiano andando in questa direzione. L’innovazione tecnologica, in particolare Intelligenza Artificiale, blockchain, innovazione di processo, sono tutti elementi che consentiranno alle imprese e all’offerta Made in Italy di rafforzare la loro value proposition sul mercato. La sostenibilità, i criteri ESG, puntare su una crescita di medio lungo periodo, sono tutti fattori che aiutano le imprese a costruirsi una resilienza e a posizionarsi in una fascia di mercato sempre più premiata. Non solo, il nostro studio sulle Pmi presentato a settembre a Cernobbio, ha evidenziato come le imprese che investono in questa duplice transizione (digitale e sostenibile) sono più propense ad aprirsi ai mercati internazionali, generando un effetto che chiamiamo "export push factor", che per un Paese trainato dalle esportazioni come il nostro, significa essere anche un "growth factor", un importante fattore di crescita".