Il made in Italy bio cresce in Giappone: tutti i numeri del settore

L'aumento è da ricondurre soprattutto ad un graduale cambiamento delle famiglie giapponesi verso uno stile di vita più sano:

Il bio made in Italy piace ai giapponesi

Il bio made in Italy piace ai giapponesi

Roma, 21 marzo 2023 - Diventa sempre più promettente, in Giappone, il mercato del biologico Made in Italy. Anche se rappresenta ancora una nicchia, con una quota di acquirenti regolari del 18% e un valore di poco più di 2 miliardi di euro nel 2022, il suo trend è però molto positivo, con una crescita media annua post-Covid pari all'8-10%, come confermato anche dal panel di imprese alimentari e vitivinicole italiane intervistate da Nomisma. E' quanto emerge dalla survey originale sui consumatori giapponesi presentata in occasione del quinto forum 'Ita.Bio', la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy, curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio.

I numeri del bio Made in Italy in Giappone L'interesse verso il bio, in Giappone, risulta chiaramente dai numeri del settore: 11,9mila ettari coltivati secondo il metodo biologico, in crescita del 13% in 10 anni, nonostante rappresentino ancora solo lo 0,5% sul totale della superficie agricola complessiva. Il piano di sviluppo del ministero dell'Agricoltura punta ad arrivare a una quota del 25% entro il 2050. In questo scenario, il canale retail rappresenta oltre i due terzi delle vendite. Il mercato degli alimenti naturali – healthy, sostenibili e vegetariani/vegani – è invece stimato a circa 6 miliardi di euro. L’interesse per il bio è, però, ancora molto concentrato su specifici target, in particolare famiglie dell’upper class con figli sotto i 12 anni e residenti nella regione di Tokyo.

Una diffusione ancora limitata ma che prelude a forti potenzialità di crescita, da ricondurre soprattutto ad un graduale cambiamento delle famiglie giapponesi verso uno stile di vita più sano: il 64%, infatti, afferma di scegliere prodotti biologici perché più sicuri per la salute. I target in cui è molto forte il richiamo del bio sono quelli dei nuclei familiari in cui sono presenti bambini in età prescolare e delle famiglie ad alto reddito (1 su 4 consuma prodotti biologici regolarmente). A guidare le scelte del consumatore giapponese sono innanzitutto due leve: l’origine nazionale del prodotto e il prezzo e, nell'idea degli acquirenti, l’Italia si posiziona al terzo posto, dopo Francia e Australia, tra i Paesi che producono i prodotti bio di maggiore qualità. "Il Giappone – conferma Silvia Zucconi, responsabile market intelligence Nomisma - è un mercato che presenta significative potenzialità di crescita che possono essere incentivate da due leve: la ristorazione fuori casa e la possibilità di conoscere i prodotti tramite assaggi sul punto vendita. Fondamentale, poi, è il packaging dei prodotti: riciclabile nei materiali e di alta qualità, sia nella grafica che nella precisione del confezionamento". "La piattaforma Ita.Bio, nata da una sinergia tra Ice e FederBio, con il supporto del ministero Affari Esteri e Cooperazione internazionale, rappresenta un valido supporto per le aziende che puntano ad avviare o consolidare il posizionamento nel mercato giapponese - sottolinea Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio -. Grazie all’analisi dei mercati, in collaborazione con Nomisma, al sistema Ice e a un desk dedicato, siamo in grado di aiutare le imprese fornendo informazioni e contatti utili per orientare le strategie commerciali".  

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