Frena l’inflazione negli Stati Uniti e si allontanano i timori di una recessione a stelle e strisce, suscitando l’applauso dei mercati europei, che ieri hanno chiuso positivi la seduta. Il rallentamento dell’inflazione americana in luglio aumenta infatti le chance di un taglio dei tassi da parte della Fed alla riunione del 17 e 18 settembre. L’aumento del 2,9% è sotto le attese degli analisti e il +3,2% segnato all’indice core è l’aumento minore dal 2021. In particolare la componente "core", ossia esclusi energia, alimentari, alcol e tabacco – che è l’osservata speciale della Fed per le sue decisioni in tema di politica monetaria – è salita dello 0,2% a luglio (contro lo 0,1% di giugno) come previsto, e del 3,2% su base annua.
Il dato fa il paio con quello della vigilia, che ha sancito la frenata dei prezzi alla produzione, allontanando ulteriormente i timori per una recessione in arrivo. E’ una buona notizia per gli americani e per la Casa Bianca, che si scontra da mesi con le critiche degli elettori per i prezzi troppo elevati che frenano i consumi. Si attende quindi un taglio dei tassi a settembre da parte della Fed per dare ossigeno all’economia americana in rallentamento.
Immediata la reazione delle Borse europee, con in testa Piazza Affari, ieri la migliore del Vecchio Continente a +1%, seguita dal Cac di Parigi (+0,8%), il Dax di Francoforte (+0,4%), l’Ibex di Madrid (+0,3%) e l’Aex di Amsterdam (+0,1%), complici anche i dati sulla crescita dell’Eurozona e dell’Ue, che segnano un +0,3% del Pil nel secondo trimestre dell’anno, rispetto ai primi tre mesi dell’anno in corso, per Eurostat. Spicca il Pil della Spagna a +0,8%, mentre l’Italia è sotto la media a +0,2%, ma batte la Germania che è in zona recessione a -0,1%. Parigi è in media perfetta (+0,3%).
Il Pil europeo è in ripresa anche rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, continua l’istituto di statistica dell’Unione europea: il Pil destagionalizzato è aumentato dello 0,6% nell’area dell’euro e dello 0,8% nell’Ue nel secondo trimestre del 2024, dopo il +0,5% nell’area dell’euro e il +0,6% nell’Ue nel trimestre precedente.
Il quadro, però, si complica se si guarda alla produzione industriale: a giugno si è contratta dello 0,1% nell’area euro – invariata invece nell’Ue a 27 – proseguendo la serie negativa di maggio, rispettivamente a -0,9% e -1,2%. Molto male anche il paragone rispetto all’anno passato. Qui i numeri raccontano di un -3,9% nell’area euro e di un -3,2% nell’Ue. L’Italia soffre meno della media (-2,6%) e fa meglio della Germania, dove la contrazione è del 4,1%, mentre la Francia limita i danni con un -1,7%.