Sabato 27 Luglio 2024
GIAN LUCA
Economia

La stagnazione non dipende dai tassisti

L'Italia ha bisogno di cultura liberale e di regole di concorrenza. La sussidiarietà circolare tra gruppi di interesse, poteri pubblici e mercato può aiutare a superare l'eccesso di protezione a tassisti e balneari.

Galletti*

Che il Paese abbia bisogno di cultura liberale è certo. Che la strenua resistenza a ogni innovazione da parte di categorie economiche numericamente contenute, ma estremamente battagliere sia tra gli elementi non virtuosi dell’economia nazionale, anche. Che questo ci metta in imbarazzo davanti all’Europa, sicuro. Ma da qui a dire che dall’eccesso di protezione riservato a tassisti e balneari dipenda la stagnazione economica del nostro Paese, se permettete ne passa. Il Wall Street Journal propone una relazione tra resistenze endogene all’introduzione di regole di concorrenza e mancato sviluppo. Come indicato ieri da Alberto Mingardi nell’intervista a QN, c’è un “ricatto” elettorale che alcuni gruppi di interesse riescono a imporre alla politica. È da sempre il lavoro delle lobbies: chi rappresenta interessi omogenei si organizza per farli valere. Il punto è che le lobbies esistono in Italia dal Medioevo e con il nome di corporazioni agivano a livello comunale con logiche molto simili a quelle che oggi vediamo all’opera a livello nazionale. Che fare? La strada proposta dalla dottrina sociale della Chiesa è quella di tenere in considerazione tali corpi intermedi, chiedendo loro di accettare un dialogo serio e leale con le istituzioni e riconducendone l’attività entro infrastrutture civiche che possano valorizzarne il contributo. Nessuna tabula rasa (impossibile, peraltro), ma l’evoluzione del rapporto tra gruppi di interesse, poteri pubblici e mercato. La parola chiave, coniata da Stefano Zamagni, è “sussidiarietà circolare” e si realizza innanzitutto con la messa in trasparenza del dialogo tra corpi sociali e istituzioni in un quadro di regole chiare e in vista di un approdo condiviso tra politiche pubbliche e interessi privati. Se non arriveremo all’ottimo della concorrenza, faremo qualche passo avanti. L’alternativa è che gruppi di interesse con un pugno di voti continuino a influenzare surrettiziamente la politica.

*Ex ministro dell’Ambiente

e presidente dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti