Sabato 31 Agosto 2024
BRUNO
Economia

I ricchi italiani non investono più nel Belpaese

La ricchezza italiana non investe più nel Paese, spostando le leve decisionali oltre confine. Settori chiave come moda, automotive e immobiliare finiscono in mani estere, indebolendo l'Italia economicamente.

Villois

La ricchezza italiana non riesce più a trovare al suo interno investitori. Una constatazione che riguarda tutti gli asset, dall’industriale all’immobiliare, dall’agroalimentare al terziario ricettivo. Una situazione che con il passare degli anni sta spostando sempre più le leve decisionali oltre confine, condizione che ci rende deboli nei rapporti con le filiere produttive e di servizi, a differenza dei nostri partner-competitor europei – tedeschi, francesi e spagnoli – che mantengono il controllo di tutti i loro principali asset. Moda e lusso, automotive e componentistica, elettronica da consumo, telefonia, ricettivo alberghiero e tanto altro è finito in mani estere, condizionando la nostra eccellente filiera in ogni settore. Pure nell’immobiliare del quadrilatero milanese e per la nascita di nuovi quartieri le proprietà in mani estere sono cresciute a dismisura, sovente sono passate di mano, ma sempre da estero a estero. L’ultimo esempio è quello dell’acquisto in via Montenapoleone del gruppo del lusso Kering, per l’iperbolica cifra di 1,3 miliardi euro. Difficile non rimanere stupiti dal fatto che la ricchezza italiana, assai rilevante visti i depositi di oltre 4 trilioni e gli investimenti in titoli e azioni per quasi altrettanto, non investa più in Italia. I valori riconosciuti nell’immobiliare milanese sono extra large: nel 2021 Blackstone per 5 immobili aveva pagato un prezzo complessivo di meno del 20% di quanto ottenuto dalla vendita di uno solo. Una conferma che ci sarebbero grandi possibilità di realizzare profitti rilevanti, sia nelle transazioni finanziarie immobiliari che nelle partecipazioni azionarie.