Venerdì 26 Luglio 2024
FRANCA FERRI
Economia

Google sul banco degli imputati: "C’è in gioco il futuro del web"

Al via il processo a Washington. Il gigante di Internet e il Dipartimento di Giustizia si sfidano in tribunale

Sundar Pichai

Sundar Pichai

Washington, 13 settembre 2023 – “Google ha mantenuto illegalmente un monopolio per oltre dieci anni": è partito con un’accusa pesantissima Kenneth Dintzer, l’avvocato del dipartimento di Giustizia Usa, all’apertura del processo per abuso di posizione dominante contro il gigante del web. Secondo l’accusa, Google ha stretto accordi in esclusiva con le principali aziende produttrici, come Apple e Samsung, per rendere di default il suo motore di ricerca. Accordi che costano dieci miliardi di dollari all’anno, ma rendono molto di più: Google viene utilizzato per circa il 90% delle ricerche, e ha una attività pubblicitaria di oltre 160 miliardi di dollari. "Questo caso riguarda il futuro di internet e se Google avrà mai una significativa concorrenza", tuona l’avvocato Dintzer.

Google respinge le accuse. John Schmidtlein, il legale di Mountain View, spiega che gli "utenti oggi hanno più opzioni che mai per la ricerca e l’accesso a informazioni online": gli accordi sui browser sono "concorrenza legittima" e non "esclusione illecita" e non hanno impedito ad altre aziende di sviluppare i propri motori di ricerca.

È il maggior processo antitrust degli ultimi 25 anni, dai tempi della causa contro Microsoft, sempre per abuso di posizione dominante. A fine secolo scorso, il colosso fondato da Bill Gates fu accusato di aver soffocato altri browser, primo tra tutti Netscape, inserendo il proprio Internet Explorer in simbiosi con il sistema operativo Windows (su cui allora – nel mondo prima degli smartphone – girava circa il 90% dei computer).

Il processo, che si tiene davanti alla Corte federale di Washington, dovrebbe durare dieci settimane e non prevede una giuria: è guidato dal giudice distrettuale Amit Mehta, scelto per quel ruolo da Obama nel 2014, e generalmente considerato ’non ostile’ alle Big Tech. Ancora non è stata diffusa la lista dei testimoni: potrebbero esserci l’ad di Microsoft Satya Nadella e Eddie Cue di Apple. Attesa anche la testimonianza di Sundar Pichai, numero uno di Alphabet (la casa madre di Google).

Per la storia, la causa Microsoft si concluse con la condanna e la richiesta di ’spezzatino’, sentenza poi annullata dai ricorsi, e finì con una maximulta (risibile rispetto al valore della multinazionale). Oggi, una eventuale condanna avrebbe fra i beneficiari proprio Microsoft con il suo motore di ricerca Bing (ora ’potenziato’ dall’intelligenza artificiale di ChatGpt). Tant’è che Schmidtlein ha messo in evidenza che "questo caso è su Microsoft", e sul fatto che Bing non è popolare. E forse non è una coincidenza che nella squadra legale di Google ci sia anche Kent Walker, l’avvocato (vincente) di Netscape nel 1998.

Se il giudice Metha deciderà contro Google, si aprirà un secondo procedimento, sempre sotto la sua supervisione, per decidere come punirla: sanzioni anche pesanti o modifiche sostanziali agli accordi. Più improbabile una richiesta di ’spezzatino’ .