Venerdì 26 Luglio 2024
DAVIDE
Finanza e Risparmio

Quanto conta l’umore degli investitori?

Biocchi Gli alti e bassi umorali degli operatori influenzano le tendenze dei mercati globali. Essi possono infatti alternare fasi contraddistinte da...

Biocchi

Gli alti e bassi umorali degli operatori influenzano le tendenze dei mercati globali. Essi possono infatti alternare fasi contraddistinte da propensione al rischio, ad altre di avversione, comportando conseguentemente drastiche modifiche nella loro operatività sui mercati. La recente pausa di riflessione delle Borse ha sancito il passaggio da un contesto contraddistinto da ottimismo sfrenato, a uno di maggiore cautela. A lungo, un senso di spensieratezza ha pervaso gli operatori, che di conseguenza hanno valutato le fasi di calo dei prezzi come delle opportunità da cogliere a tutti i costi. Questo approccio era alimentato dalla convinzione che i mercati avrebbero comunque continuato a crescere, sostenuti da temi come l’intelligenza artificiale che, grazie all’intrigante narrativa che la accompagna, è parsa come una panacea. Poi, da inizio aprile, è arrivato un improvviso cambio di atmosfera, senza preavviso e non così drastico da determinare la fine dell’ottimismo, ma sufficiente per generare maggiore prudenza e un approccio più riflessivo. Ciò è bastato per spingere le borse verso un ribasso più contorto dei precedenti e di un’entità che i mercati non ricordavano più, perché si erano abituati piacevolmente a una volatilità ridotta al lumicino.

Anche se ora questa situazione sembra in pieno rientro, visto che la volatilità sta tornando nella norma e i prezzi hanno in parte recuperato, lo spavento c’è indubbiamente stato. Un ribasso incisivo, seppur di poche sedute, ha fatto tornare alla mente fantasmi del passato, su cui è bene fare una riflessione. Cosa si può allora “portare via” da quanto successo? Anzitutto che l’investitore autonomo deve sempre tenere alta la soglia dell’attenzione, restando sempre sul pezzo e pronto a reagire. Poi che la vera anomalia non sono i recentissimi mercati volatili, bensì quelli poco mossi, come fino a fine marzo. Infine, poiché una maggiore sensibilità genera inevitabili maggiori escursioni nei prezzi, questi momenti invogliano gli operatori a prendere profitti più frequenti, il che fa aumentare l’ampiezza degli alti e bassi, in una spirale che tende ad autoalimentarsi. Ecco allora che un approccio lucido e strategico, in luogo dell’ottimismo a oltranza, che porta a non riflettere a sufficienza, non può che fare bene, perché costringe gli attori a essere più attenti e quindi meno soggetti a subire senza reagire. Adattarsi in fretta ai cambiamenti è una dote che non può mancare a chi vuole confrontarsi coi mercati. Essa risulta imprescindibile.