Milano, 25 luglio 2016 - Gli Agnelli salutano l'Italia, chiudendo un rapporto ultracentenario con il nostro Paese e, in particolare, con la città di Torino. Exor e la Giovanni Agnelli & C. Sapaz, cassaforte della famiglia e detentrice del 52,99% della finanziaria, si preparano a trasferire la sede legale in Olanda come già fatto da Fca, Cnh Industrial e Ferrari. Il consiglio di amministrazione ha approvato il progetto di fusione transfrontaliera per incorporazione di Exor in Exor Holding Nv (società olandese interamente controllata da Exor), anche se le azioni resteranno quotate a Piazza Affari.
"Negli ultimi dieci anni abbiamo continuato a semplificare la nostra organizzazione e a svilupparci seguendo l'evoluzione dei nostri business. I nostri principali investimenti hanno già riorganizzato le proprie strutture societarie per riflettere meglio la loro attività globale ed è quindi naturale che Exor si allinei a loro", sottolinea il presidente John Elkann.
"Vengono meno così - commenta il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino - anche gli ultimi legami finanziari fra la famiglia Agnelli e Torino. Sempre di più dobbiamo lavorare per valorizzare il nostro patrimonio del saper fare automobilistico per essere città dell'auto senza essere città della Fiat".
"Per la nostra città non è una buona notizia", aggiunge il segretario generale della Fiom torinese, Federico Bellono, mentre il sindaco di Torino Chiara Appendino prende atto "delle rassicurazioni sugli investimenti dell'azienda sul territorio torinese" e promette di lavorare "per rilanciare la vocazione industriale di Torino".
Il progetto di fusione transfrontaliera per l'incorporazione sarà efficace entro la fine del 2016. L'assemblea straordinaria degli azionisti è convocata a Torino, al Lingotto, il 3 settembre e sarà l'ultima italiana del gruppo.
Per favorire gli investimenti di lungo termine nella società Exor adotterà un meccanismo di fidelizzazione: per ogni azione ordinaria Exor Nv detenuta ininterrottamente per un periodo di 5 anni, gli azionisti avranno diritto, al termine di tale periodo, a 5 diritti di voto, che saliranno a dieci se il periodo complessivo sarà di 10 anni. L'operazione, sottolinea Exor, non ha impatti sulle società controllate, i cui impegni industriali e fiscali rimangono invariati, in ognuno dei paesi dove esse operano.
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