Conosce l’ex Ilva di Taranto come le sue tasche Giancarlo Quaranta, nominato ieri commissario straordinario di Acciaierie d’Italia. Ha cominciato a lavorare a Taranto nel 1984 ed ora ritorna in fabbrica, con il suo nuovo ruolo, dopo 40 anni. Direttore della divisione tecnica ed operativa dell’Ilva in amministrazione straordinaria, per lui - racconta chi lo ha incontrato sul lavoro - l’acciaieria di Taranto non ha segreti, è forse il più grande conoscitore dello stabilimento, conosciuto da tutti, stimato. E in un recente post aveva ripercorso la sua esperienza fino alla chiusa, con l’augurio alla "fabbrica di ritrovare vigore e donare benessere ai suoi dipendenti ed ai contesti territoriali che la ospitano con i suoi stabilimenti".
Non sarà un’impresa facile. La scelta del governo, maturata a tempi record dopo la richiesta arrivata dal socio pubblico per l’amministrazione straordinaria, è solo il primo step di un percorso che, nelle prossime settimane, vedrà prima il via ad un nuovo prestito ponte di 320 milioni a carico del Mef e poi la ricerca di nuovi imprenditori al posto del gruppo franco indiano, Arcelor-Mittal, che ieri con una nota ufficiale ha di fatto dichiarato chiusa la sua esperienza, non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Tra le cause della situazione in cui è venuta a trovarsi Acciaierie d’Italia il fatto che "il governo italiano ha erogato meno di un terzo dei 2 miliardi di misure di sostegno offerte al momento della creazione della partnership pubblico-privata. Se dall’aprile 2021 Adi - spiega la società uscente – avesse avuto accesso al tradizionale mercato del debito e fosse stata così in grado di raccogliere il capitale circolante necessario per finanziare le sue esigenze correnti questa situazione avrebbe potuto essere evitata".
Ma la battaglia giudiziaria non è ancora finita. Toccherà infatti ai giudici di Milano e in particolare al presidenza della sezione Fallimentare, Laura De Simone, decidere sullo stato di insolvenza. Intanto il Governo sta studiando due-tre emendamenti al Decreto ex-Ilva per assicurare la continuità produttiva dello stabilmento. Il primo, a quanto si apprende, riguarda la necessità di raccordare l’amministrazione straordinaria del 2015 dell’Ilva relativa alla proprietà degli impianti con quella su Acciaierie d’Italia che li gestisce. L’altro aspetto riguarda l’indotto, per valutare un rafforzamento delle risorse stanziate.
I sindacati, intanto, chiedono un incontro rapido con il neocommissario per aprire la discussione sullo stato degli impianti e garantire la continuità produttiva. Per Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil "l’amministrazione straordinaria alle attuali condizioni rappresenta l’unica possibilità per salvare e rilanciare l’ex Ilva". Il leader della Cgil, Maurizio Landini, insiste sulla necessità di un "piano industriale". E chiede, infine, un immediato cambio di passo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.