Domenica 1 Settembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Confindustria, inizia l’era Orsini: "Dialogo, identità, compattezza. È il mio modello emiliano". E loda il passo indietro di Garrone

Il nuovo presidente eletto con 147 voti su 173. "Convincerò anche i 26 che non mi hanno scelto"

Confindustria, inizia l’era Orsini: "Dialogo, identità, compattezza. È il mio modello emiliano". E loda il passo indietro di Garrone

Confindustria, inizia l’era Orsini: "Dialogo, identità, compattezza. È il mio modello emiliano". E loda il passo indietro di Garrone

Emanuele Orsini, come prevedibile dopo il ritiro di Edoardo Garrone, conquista la leadership di Confindustria. Incassa 147 voti sui 173 votanti del Consiglio generale e, fin dalle prime parole, punta dritto al ricompattamento dell’associazione degli industriali italiani, dopo le lacerazioni e le divisioni degli ultimi mesi. E così, davanti al parlamentino della sede dell’Eur, l’imprenditore emiliano sottolinea i concetti di "unità", "dialogo", "compattezza". Indicando l’approdo nel rilancio di una Confindustria che sia "centrale, di prospettive, di proposte. Una Confindustria che vorrà fare sintesi e che sia piena di proposte in Italia e in Europa, per poter dare al governo e all’Europa soluzioni per la crescita delle nostre imprese". Il tutto avendo sullo sfondo la consapevolezza di voler applicare quel "modello emiliano" di rapporti tra imprese, istituzioni, forze politiche e pubblica amministrazione che sa tradurre in fatti in tempi brevi e certi gli obiettivi di politica economica utili al Paese.

Dai grandi elettori e dai big dell’associazione, anche da quelli che sono stati apertamente schierati con il suo principale competitor, arrivano segnali di distensione e di ampia apertura. Una per tutti: "Sono contenta perché Confindustria ha ritrovato compattezza e unità: è la cosa più importante dopo una campagna pesante, molto mediatica, complicata", sostiene la past president Emma Marcegaglia. Così come, da sindacati e politica, è tutto un coro di plauso al neoeletto. A cominciare dalla premier Giorgia Meloni: "Per questo governo lo Stato deve essere un alleato naturale delle imprese e degli imprenditori. Non faremo mancare disponibilità e dialogo".

Dunque, alla fine della corsa e un momento prima della spaccatura finale, Confindustria sembra ritrovare la sua unità nel nome di Orsini. E il diretto interessato non si tira indietro dall’impresa rivolta a ricucire rapporti interni e esterni. "Al nostro interno – spiega –, avremo come bussola tre parole: dialogo, identità, unità. Oggi siamo riusciti a ricompattare Confindustria come è giusto che sia perché deve guardare avanti, alla realtà dell’industria italiana". La svolta c’è stata con la scelta di Garrone di farsi da parte e non andare alla conta finale. "Un atto di grande responsabilità – avvia il presidente designato –. Il passo indietro di Edoardo, persona che stimo e rispetto tantissimo, mi ha messo nelle condizioni di poter scegliere la squadra in totale responsabilità per mettere al centro i capitoli del programma e le migliori persone a fianco ai capitoli che andremo a costruire. È l’unico modo per far sì che la squadra della nuova presidenza sia forte".

Le nove schede bianche e le diciassette schede nulle, del resto, non sono tante da rappresentare un segnale. Ma il neo-leader degli industriali non le trascura: "Cercherò di convincere i 26 che non mi hanno votato - avrebbe sottolineato durante la riunione a porte chiuse. Le prossime tappe del processo di investitura saranno la cartina di tornasole, la prima, per valutare la direzione di marcia e la tenuta della ritrovata unità.

In primo piano l’elezione del 23 maggio con il voto dell’assemblea. Ma anche la definizione della rosa dei vicepresidenti che Orsini dovrà presentare al consiglio generale il 18 aprile: sarà la prova del nove per questo sforzo di ricomposizione e coesione. La vittoria del patron del gruppo modenese del legno e del food, per molti osservatori, era pronosticabile fin da quando, due settimane fa, ha presentato il suo programma a braccio al Consiglio generale: un intervento che si poeva nel segno dell’unità, dell’identità e del dialogo nella "casa comune", ma puntuale sino ai dettagli sui nodi chiave come l’energia (fattore di sicurezza nazionale, con la scelta netta del nucleare di ultima generazione come fonte continua, affidabile e meno costosa), gli investimenti (che vanno fatti ripartire ed ha elencato come), la leva fiscale e il credito d’imposta, la certezza del diritto, il cambio di passo in Europa ("Prevenire invece che curare"), il Sud rimosso nel dibattito pubblico da rilanciare per la crescita di tutto il Paese.