Giovedì 9 Maggio 2024

Cgil: “L’occupazione aumenta, ma è conseguenza del precariato e del crollo di persone in età da lavoro (1,7 milioni in meno)”

L’allarme sulla qualità del lavoro “in condizioni critiche” è sottolineato nello studio "Reale stato dell'occupazione in Italia"

Roma, 12 dicembre 2023 - In Italia il tasso di occupazione a ottobre scorso è salito al 61,8%, ma è solo "apparentemente una buona notizia", infatti uno studio della Cgil ha svelato che negli ultimi 15 anni la precarietà dei dipendenti è salita dal 13,1 al 15,7% (+2,6 punti percentuali), e nello stesso periodo il tasso di occupazione è passato dal 58,3%, di ottobre 2008, al 61,8% di ottobre 2023 (+3,5 punti). Ma alla crescita del tasso non ha contribuito solo l'aumento degli occupati, si evidenzia nello studio, ma in buona parte anche "il contestuale e drastico" calo della popolazione in età da lavoro (circa 1,7 milioni in meno). Infatti, fa notare la Cgil, se la popolazione lavorativa fosse rimasta la stessa di ottobre 2008, il tasso di occupazione ad ottobre 2023 si sarebbe attestato al 59,1%, crescendo soltanto di 0,8 punti e rimanendo ancora sotto il 60%.

Il segretario generale della  CGIL Maurizio Landini
Il segretario generale della CGIL Maurizio Landini

Lo studio "Reale stato dell'occupazione in Italia" mette in luce come la questione occupazionale, dal punto di vista demografico, abbia già assunto "caratteristiche allarmanti". Infatti rispetto a ad ottobre 2008 l'incremento complessivo dell'occupazione è stato la conseguenze della crescita dei lavoratori dipendenti (+1,5 milioni) e della diminuzione degli indipendenti (-743 mila).

Però tra i dipendenti sono aumentati "enormemente" gli occupati a termine (+30,2%, toccando quota 3 milioni), c on un boom di stagionali, somministrati, tempi determinati, intermittenti e con contratti di prestazione occasionale. Mentre gli impieghi permanenti hanno registrato un incremento molto più contenuto (solo il +5,2%).

Inoltre nel secondo trimestre 2023 il tasso di occupazione italiano risulta ancora il più basso (61,6%) di tutta l'Unione europea, con Germania al 77,5%, Francia 68,7% e Spagna 65,8%. Per contro il tasso di inattività, in Italia al 33,3%, è il più alto dell'Eurozona e si attesta ad un livello decisamente superiore rispetto a quello tedesco (20,1%), francese (26,2%) e spagnolo (25,6%).  

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