Giovedì 9 Maggio 2024
MASSIMO SELLERI
Economia

Il cardinale, le imprese e la lezione del virus. "Ripensare l’economia, modello fragile"

Monsignor Zuppi, arcivescovo di Bologna, a colloquio con il direttore di Qn-il Resto del Carlino: "Abbiamo imparato che l’egoismo è inutile"

Matteo Zuppi, 64 anni, romano, è laureato in Storia del cristianesimo

Matteo Zuppi, 64 anni, romano, è laureato in Storia del cristianesimo

Bologna, 4 giugno 2020 - La pandemia ha evidenziato come l’imprenditore è colui che semina e coltiva la speranza. Lo ha ripetuto più volte il cardinale Matteo Zuppi a una video platea composta dagli associati dell’Unione cristiana degli imprenditori dirigenti (Ucid), dell’Emilia-Romagna.

Intervistato dal direttore di Qn e de il Resto del Carlino Michele Brambilla, il fatto che il virus abbia messo a nudo le fragilità del nostro mondo è stato il binario su cui si è sviluppato il dialogo.

Michele Brambilla: "Eminenza, gli economisti dicono che i due mesi di lockdown hanno prodotto un danno più grave della Seconda guerra mondale che ha causato cinquanta milioni di morti e che è durata cinque anni. Se è così, non è che dobbiamo ripensare questo mondo? Non è che il nostro modello economico è un gigante con i piedi di argilla?".

Cardinale Matteo Zuppi: "Il dubbio di fondo è: al termine della pandemia saremo cambiati, saremo gli stessi o saremo gli stessi con qualche anticorpo in più? Questa è una grande sfida che ci deve rendere migliori. Dal punto di vista economico ci ha detto che un sistema che vive più di speculazione che di imprenditoria non è solido e la pandemia non è un allarme affrontato che diventa inefficace, ma ci deve aiutare a rimettere al centro il bene comune. Gli imprenditori giocano un ruolo fondamentale perché sono i primi a dover e a voler difendere il bene comune. Noi abbiamo sciupato tanto, ma per ripartire dobbiamo fare il contrario, consumare meno e avere fini più alti, come hanno fatto i nostri padri nel dopoguerra".

Brambilla: "Oggi chi crea un’impresa non lo fa per arricchirsi, ma per costruire qualcosa perché l’impresa è un soggetto sociale che ha un fine economico. Quale è la sua immagine di imprenditore?".

Zuppi: "Questa immagine dell’imprenditore che costruisce un qualcosa per gli altri è bellissima perché ci dice che è una persona che sente la responsabilità di tanti. A volte lo si pensa uno speculatore, ma la differenza l’ha spiegata bene Papa Francesco. Il vero imprenditore è uno che conosce tutti i suoi operai, fa la loro stessa vita e si pensa insieme a loro con ruoli diversi e responsabilità diverse ed è soddisfatto quasi come un genitore quando il figlio di un suo dipendente si laurea. Uno speculatore, invece, è uno che pensa solo alla sua ricchezza e non a cuore il destino degli altri, anzi teme che si arricchiscano alle sue spalle".

Brambilla: "In questo lockdown siamo stati tenuti vivi dai lavoratori meno pagati come gli infermieri. Non c’è qualcosa di iniquo nel nostro sistema, se i lavori indispensabili sono anche i meno pagati?".

Zuppi: "Fra i tanti messaggini che mi sono arrivati un questo periodo, uno mi ha fatto sorridere e diceva: “Adesso fatti curare da Ronaldo“. Questo aspetto fa parte delle fragilità che dobbiamo cambiare. Il ricercatore precario che sta lavorando per un trovare un vaccino è una stortura da correggere. Sarà più facile farlo oggi che ci siamo accorti di essere tutti sulla stessa barca".

Brambilla: "Tante volte il “ricco“ pensa che fare della beneficenza sia una cosa buona. Ma non sarebbe meglio se operasse per migliorare il mondo? Un’impresa che inquina può poi rimediare con un po’ di beneficenza? Dobbiamo imparare a non essere più un pericolo per il nostro pianeta?".

Zuppi: "L’elemosina è una cosa importante, ma non risolve. Il problema è dare speranza e futuro e questo è uno degli impegni che gli imprenditori devono continuare a prendersi, altrimenti, a partire dai più deboli, tutti si arrendono subito, si vive di tattica e si guarda solo alle piccole convenienze. Il Coronavirus ci ha insegnato che gli egoismi sono inutili e che i piccoli interessi ci dividono. Ad esempio un impegno che tutti dobbiamo prenderci è quello di riconvertire. Sappiamo che non è mai una cosa facile, che è onerosa e non è neppure semplice pensare a un cambiamento che porti a stravolgere quello che si è fatto finora. È molto più comodo chiudere, ma la vera sfida per questa nuova economia è una creatività che porti a non essere prigionieri del passato, ma che lo valorizzi trasformandolo nel nuovo".

A fare gli onori di casa, il presidente nazionale dell’Ucid, Gian Luca Galletti, e il presidente regionale, Enrico Montanari.

 

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