Giovedì 31 Ottobre 2024
ELENA COMELLI
Economia

Agricoltura, milioni di ettari rubati agli Stati poveri

La Cina guida la caccia ai nuovi campi

Gli ettari di terra rubati

Gli ettari di terra rubati

Milano, 14 settembre 2016 - LA popolazione mondiale cresce al ritmo di 80 milioni di individui all’anno e potrebbe toccare gli 11 miliardi alla fine di questo secolo. Da qui alla fine del secolo, la produzione agricola dovrebbe aumentare almeno del 50% per sfamarci tutti, a partire da una modesta area di terreno fertile, che copre solo l’11% della superficie globale della terra. Il problema è che questa piccola area non si può ampliare. Anzi, si sta rapidamente riducendo, anche per colpa dei cambiamenti climatici e delle piogge sempre più erratiche. 

Ogni anno l’agricoltura mondiale perde 75 miliardi di tonnellate di suolo fertile, l’equivalente di 10 milioni di ettari, a causa dell’erosione e dell’avanzata del deserto e del mare. Altri 20 milioni di ettari vengono abbandonati perché la qualità del terreno è troppo degradata per coltivarlo, in larga misura per colpa delle tecniche agricole intensive. Il fenomeno non è uguale dappertutto, ma procede particolarmente veloce proprio nelle aree che avrebbero più bisogno di ampliare le coltivazioni. In Cina la desertificazione avanza a colpi di 3.600 chilometri quadrati ogni anno, tanto che Pechino sta cercando di ripiantumare una cintura di alberi lunga 4500 chilometri, per arginare l’avanzata del deserto dei Gobi.

LA BATTAGLIA dei cinesi per recuperare il terreno perduto non si limita alla madrepatria. In Ucraina, nel 2013, la cinese Xpcc (Xinjiang Production and Construction Corporation) ha ottenuto un leasing di 50 anni su tre milioni di ettari. Probabilmente il più grande caso di «land grabbing» mai registrato. Per Farmlandgrab, un osservatorio web sulla corsa ai terreni agricoli, ben 17 milioni di ettari in Ucraina sono già controllati da imprese straniere, più della metà del territorio coltivabile.

Nella corsa alle terre coltivabili, i cinesi si danno più da fare degli altri, ma non sono gli unici. In Tanzania, ad esempio, sono molto attivi gli arabi degli Emirati. Tra i grandi buyers ci sono anche gli altri Paesi del Golfo, l’Egitto e il Brasile, che acquistano larghe porzioni di terreno negli stati confinanti, oltre alle grandi multinazionali americane ed europee. In Cina, la Xinjang è un’agenzia semi-militare, con gerarchie di comando e corpi di agronomi attivi in tutti i Paesi poveri, dove i terreni costano pochissimo. Avere le cifre esatte dei mega-passaggi di proprietà è impossibile: i contratti trasparenti sono solo la parte emersa dell’iceberg. L’Oxfam, che ha denunciato il fenomeno in diverse campagne di sensibilizzazione, ha stimato in più di due milioni di chilometri quadrati le terre occupate massicciamente da potenze straniere, di cui i due terzi in Africa. Land Matrix, piattaforma indipendente nata per monitorare questi immensi passaggi di proprietà, ha contato 1037 contratti conclusi per oltre 38 milioni di ettari. Ma sono elencate solo le trattative «in chiaro».

SPESSO ALTRI casi emergono in seguito ai conflitti sociali e ambientali derivati dall’occupazione. Come nella valle dell’Omo, in Etiopia, dove le tribù rimaste vivono in un clima di intimidazione continua. O in Kenya, dove i diritti sui terreni sono tanto confusi che intere comunità si sono ritrovate all’interno di recinti alzati di sorpresa, in poche ore. In base a un rapporto di Land Coalition, le aree coperte da foresta (e progressivamente deforestate) costituiscono un terzo delle cessioni di terreni. Lo stesso rapporto mostra che la corsa all’accaparramento continua, anche se ha subito un rallentamento apparente dopo il picco del 2009. La reazione dei movimenti ambientalisti ha contribuito a ostacolare questa forma di neo-colonialismo. Ma l’aumento della popolazione mondiale non lascia tregua all’emergenza alimentare. Oggi soffrono la fame 800 milioni di persone e alla fine di questo secolo avremo, si stima, quasi quattro miliardi di bocche in più da sfamare, tutte nelle zone più povere della terra.