Lunedì 20 Maggio 2024
MICHELA SACCHETTI
Economia

Solo il 29% degli italiani beve l’acqua del rubinetto. Eppure non fa male. Ecco perché

Ogni italiano berrebbe in un anno 252 litri di acqua imbottigliata: un vero e proprio record al mondo

Solo il 29% degli italiani beve l’acqua del rubinetto (foto generica)

Solo il 29% degli italiani beve l’acqua del rubinetto (foto generica)

Roma, 9 maggio 2024 – Perché scegliere di bere l’acqua del rubinetto? Tutti in vantaggi e quanto è sicura in Italia rispetto al resto dell’Europa. Secondo il Libro Bianco del 2022, Il valore dell'acqua per l'Italia di European House Ambrosetti, solo il 29,3% della popolazione italiana beve abitualmente acqua del rubinetto. Una percentuale bassa che indica quanto nei cittadini italiani sia insita la credenza di ritenere l’acqua proveniente dal rubinetto di scarsa qualità. Secondo dati Istat, relativi al Report della Giornata Mondiale dell’acqua, il 28,4% delle famiglie, corrispondente a 7milioni e 400mila famiglie, non si fida nel bere acqua del rubinetto.

Ad alimentare questa diffidenza ci sono spesso le 4 condizioni delle tubature. Circa il 60% della rete nazionale ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni. Infatti, a motivo di ciò il 47,6% dell’acqua prelevata viene dispersa e il 42% delle perdite avviene nella rete di distribuzione, contro una media europea del 23%. Servirebbero, in tal senso, degli investimenti nel settore idrico, per allinearci alla media europea. Ambrosetti parla di “3,6 miliardi l’anno di investimenti in più”, mentre “se invece vogliamo essere alla pari dei Paesi migliori servono 12,2 miliardi”.

Per la qualità dell’acqua del rubinetto, in realtà, si tratterebbe di preoccupazioni infondate in quanto, così come l’acqua minerale in bottiglia proviene da ambienti geologici ben definitivi, anche le acque di acquedotto provengono per l’84,8% da falde sotterranee, sottoposte a controlli rigorosi e se necessario a processi di purificazione. Secondo una ricerca condotta in Europa, Stati Uniti e Canada, dalla piattaforma di sondaggi online Toluna, un italiano su due non conosce le attuali problematiche attuali relative alle risorse idriche, come la presenza, anche nell’acqua in bottiglia, di Pfas e microplastiche, e nutre ancora delle diffidenze rispetto al consumo dell’acqua del rubinetto.

Consumi e mercato delle acque imbottigliate in Italia

Questi timori hanno portato, probabilmente, a un consumo eccessivo di acqua in bottiglia, come evidenziato dalla Fondazione Mineracqua secondo la quale ogni italiano berrebbe, in un anno, 252 litri di acqua, rappresentando un record al mondo. Se il nostro Paese rappresenta la nazione in cui si consuma più acqua in bottiglia nel mondo, secondo una ricerca appena condotta da Csa Research per Gruppo Cup (il gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano) e stando ai dati forniti da Censis, proprio l’Italia si conferma nei sondaggi il Paese con la popolazione più attenta al risparmio idrico in ambito domestico, sia per la cura della persona sia per quella della casa.

Tutto ciò va ad alimentare il mercato delle acque imbottigliate in Italia con un giro d’affari totale dei produttori di 3,1 miliardi di euro, secondo i dati Beverfood e 300 marche di acque confezionate e 130 unità imbottigliatrici. I primi otto gruppi veicolano il 69% del mercato. Le acque minerali in bottiglia coprono il 97% del mercato mentre le altre categorie, come boccioni, brik, lattine e metallici, rappresentano solo il 3% del totale.

I canali della distribuzione moderna rappresentano la parte prevalente (75%) del mercato delle acque minerali, portandosi 2,5 miliardi di euro, mentre il resto è assorbito dal dettaglio tradizionale e door to door (9%) e horeca (16%). Il vicepresidente di Mineracqua Ettore Fortuna ha dichiarato, come riportato da Avvenire, che l’aumento dei prezzi per recuperare i rincari di energie, confezionamento e logistica ha portato a “un aumento della quota del discount, canale che ha meglio performato con un incremento dei volumi di vendite del 9%”.

La categoria delle acque piatte (lisce, non gasate) è quella più consumata con una quota del 69% del totale, seguita dalle acque gassate (17%) ed effervescenti naturali (14%). Inoltre, il settore delle acque minerali esprime nel nostro Paese una occupazione diretta di 7.500 dipendenti, cui vanno aggiunti altri 30mila occupati nell'indotto.

I pregiudizi da abbattere sull’acqua del rubinetto

L’utilizzo dell’acqua del rubinetto per il consumo alimentare non è ancora scevro da pregiudizi, come l’immotivata diffidenza rispetto alla sicurezza e la falsa credenza, smentita anche dall’Istituto Superiore di Sanità, che il suo contenuto di calcare sia una causa possibile di sviluppo di calcoli. (dati UtilItalia e Istat, riportati da Il fatto alimentare) Secondo l’istituto, il consumo di acqua del rubinetto anziché danneggiare potrebbe contribuire alla salute ossea, laddove vi fosse davvero una ricchezza di calcio, mentre per i timori legati alla sicurezza occorre ricordare come i gestori degli acquedotti europei, prima di immettere l’acqua nel complesso sistema di tubature che arriva fino alle nostre case, siano sottoposti a diversi controlli. In primis alla fonte, e poi a 2mila campionature l’anno per determinare oltre 700mila parametri necessari per assicurare una buona qualità dell’acqua, al netto di esigenze di gusto relative al sapore o alle caratteristiche di ogni acqua.

Acqua del rubinetto: quali sono i vantaggi

Bere acqua del rubinetto presenta numerosi vantaggi, soprattutto dal punto di vista ambientale. Si pensi che si ridurrebbero: sia le plastiche monouso sia le emissioni CO2 legate al trasporto delle bottiglie e al loro smaltimento.

D’altra parte, a questi si aggiungono i vantaggi economici per i consumatori che non devono aggiungere i costi dell’acqua in bottiglia, oltre al risparmio dei costi di produzione, trasporto, smaltimento e riciclaggio. L’acqua del rubinetto costa 6mila volte in meno (Istat, 2018). Secondo uno studio Adec, pubblicato lo scorso ottobre 2023, l’acqua in bottiglia può arrivare a costare da 177 a 2.777 volte in più rispetto a quella che possiamo bene da casa, con una media di 0,32 euro/l al supermercato contro 0,0018 euro/l a casa.

La spesa mensile per l’acquisto di acqua in bottiglia si aggira intorno ai 12,48 euro per famiglia, (dato riferito al 2018 dal “Dossier acque in bottiglia” di Legambiente), aumentata del 4,5% rispetto al 2017. Secondo gli ultimi dati ogni italiano beve all’anno circa 206 litri di acqua imbottigliata, pari a 11 miliardi di bottiglie, di cui 84% è in plastica e il 16% è in vetro, contro una media europea di 118 litri. Se ogni persona optasse per l’acqua del rubinetto, oltre a risparmiare in termini economici, ci sarebbe tanta plastica e vetro in meno da smaltire, e il nostro ambiente ne beneficerebbe.

Quanto è sicura l’acqua del rubinetto italiana?

L’acqua del rubinetto in Italia subisce per legge controlli a campione ricorrenti. Il recente Decreto Legislativo 18/2023, relativo alla qualità delle acque destinate al consumo umano, ha previsto l’introduzione di parametri più stringenti per alcuni inquinanti come i Pfas, il boro e le microplastiche, oltre a valutare l’opportunità di impianti di filtrazione basati sulla tecnologia dell’osmosi inversa, in grado di bloccare particelle fino a 0,001 µm. In questo senso, “sono quanto più necessarie campagne di sensibilizzazione, educazione presso l’opinione pubblica circa le questioni relative all’acqua”. Ne è consapevole Alessandro Russo, vicepresidente di Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che specifica: “Molto è stato fatto in questi anni dagli operatori del servizio idrico per informare i cittadini e sensibilizzarli sul tema. Ma è evidente che c’è ancora tanta strada da percorrere per accrescere la ‘reputazione’ dell’acqua del rubinetto. Come dimostra la ricerca presentata oggi, la sfida è impegnativa ma i potenziali margini di crescita sono enormi: i convinti sostenitori sono il doppio dei convinti detrattori, il 72% degli italiani non si schiera convintamente e la stragrande maggioranza fornisce una valutazione positiva dell’acqua di rete”.

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