Giovedì 3 Ottobre 2024
FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Violentata a 18 anni, acconsente al percorso di giustizia riparativa. Ma non ci sono gli spazi

La ragazza fu stuprata nel 2021, l’ipotesi di mediazione fuori dal tribunale. Bologna non ha strutture adeguate. Processo rinviato a maggio.

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Bologna, 2 marzo 2024 – Era il 3 maggio del 2021 quando si consumò quella violenza sessuale. Lui, oggi ventiquattrenne, palpeggiò, denudò e infine ebbe un rapporto sessuale, con lei, che all’epoca aveva compiuto 18 anni da neppure due mesi, immobile, terrorizzata e completamente sotto choc. Oltre che portatrice di un deficit cognitivo. La ragazzina, difesa dall’avvocato Mattia Finarelli, dopo quei fatti non smise di piangere per giorni, finché non trovò il coraggio di confidarsi con la mamma e un compagno di scuola. Scattò la denuncia.

Il ragazzo, difeso dall’avvocato Stefania Mannino, una volta interrogato da pm e carabinieri ammise il rapporto sessuale e anche di essersi comportato ‘freddamente’ nei confronti della giovane, ma spiegò anche di avere ritenuto che lei fosse consenziente e di sentirsi sconvolto dalle pesantissime accuse che gli erano rivolte: violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica della vittima e dalla sua condizione di momentanea limitazione della libertà personale.

Ora, tre anni dopo, si è svolta l’udienza preliminare davanti al giudice del tribunale di Bologna Alberto Ziroldi. Ed entrambe le parti hanno deciso di provare a mettersi alle spalle quanto accaduto, senza accanimenti né ulteriori ritardi, tramite il nuovo strumento che dall’estate scorsa la riforma Cartabia ha messo loro a disposizione: la giustizia riparativa. Ossia, un percorso di mediazione, fuori dal tribunale e condotto da un apposito ente, con cui si cerca appunto di riparare al danno subito dalla vittima, con le modalità che il mediatore incaricato ritenga opportune (e senza obbligo di contatti tra le parti). Alla fine del percorso, se la relazione del professionista sarà positiva, l’imputato potrà ottenere a un importante sconto di pena.

Peccato che a Bologna, in questo momento, enti e strutture adeguati a fornire questo tipo di strumento non ci sono. Dunque, il percorso riparativo non è a disposizione di chi lo richieda. Così, il gup si è visto costretto a rinviare il processo a fine maggio, nella speranza che, nel frattempo, le cose cambino e lo strumento possa finalmente diventare operativo. Strumento che, si ribadisce, in teoria dovrebbe essere attivo da quasi un anno.

"La mia assistita è ancora sotto choc, dopo tutto questo tempo – commenta l’avvocato Finarelli –, e si è sottoposta a un lungo percorso psicoterapeutico per superare quella tragica esperienza. Tuttora subisce le conseguenze dell’accaduto, ma è disposta ad andare oltre e a mettersi alle spalle quello che è successo, ottenendo giustizia senza però accanirsi contro l’imputato".

Come detto, tutto accadde tre anni fa. I due si conobbero sui social, poi lui invitò lei a casa sua per vedere un film. Lì però le cose andarono diversamente da quelle che l’allora neodiciottenne si era aspettata: il ventunenne la palpeggiò, spogliò e la costrinse a subire un rapporto sessuale, mentre lei restava impietrita dall’orrore. Una reazione comune tra le vittime di queste traumatiche violazioni. La ragazzina trovò la forza per raccontare tutto e la sua testimonianza fu dichiarata attendibile dallo psicologo forense nominato dalla Procura, nonostante la fragilità cognitiva che affligge la giovane dalla nascita.