
I carabinieri effettuano rilievi per ricavare indizi nel luogo dell’omicidio del 17enne Maati Moubakir a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze
e Irene PuccioniFIRENZECinque lesioni da taglio fatali, con fendenti sia all’addome che alla schiena. Le ferite sul corpo di Maati Moubakir, il 17enne accoltellato a morte in strada all’alba di sabato a Campi Bisenzio, strappo di hinterland fiorentino a 15 chilometri da piazza della Signoria, parlano. E, in attesa dell’autopsia disposta per oggi, raccontano agli inquirenti di un’aggressione-lampo, forse messa a segno con due armi: lame, cocci o spranghe aguzze. Un dettaglio che, se confermato, spingerà la pista verso la caccia a due killer che avrebbero assalito il giovane dopo una serata in discoteca, a 500 metri da dove è stato ritrovato. Lì dove ieri è comparso un mazzo di fiori.
Il cerchio disegnato dai carabinieri di Signa con i colleghi del nucleo investigativo, coordinati dal pm Antonio Natale, si stringe. E presto potrebbero scattare i primi fermi. Fondamentali telecamere e video acquisiti. Fra queste quelle del supermercato davanti al quale è stato trovato il cadavere e le sette presenti del bus, la linea 30 per Firenze, che Moubakir aveva intenzione di prendere intorno alle 5.35 per tornare alla stazione e da qui alla sua casa di Certaldo a 50 chilometri. Su quel bus non monterà mai. L’aggressione si è verificata nella mezz’ora fra le 5 e, due ore dopo la chiusura della discoteca, e l’arrivo del bus. Cosa ha fatto in quei 120 minuti? Dove è avvenuta la lite fra lui e il gruppo di almeno 6 persone armate di spranghe avvistate in zona a quell’ora? E perché?
Le risposte potrebbero arrivare anche dai video della discoteca Glass Globe dove il giovane era arrivato con un gruppo di amici. A un certo punto della notte i bodyguard avrebbero anche parlato con lui. Il direttore del locale, Andrea Ceri precisa: "Abbiamo chiuso alle 4 e siamo andati a letto tranquilli, la strada era libera, non c’era nessuno" escludendo che l’arma che ha ucciso il giovane possa essere entrata nel locale. "Abbiamo sei persone all’ingresso che perquisiscono tutti col metal detector".
Ieri a Certaldo è stato il giorno del dolore. Il legale della famiglia Moubakir, Filippo Ciampolini, chiede rispetto e lancia un messaggio. "Maati aveva delle criticità, in parte per salute, in parte per questioni di dipendenza". Tanto che il tribunale dei Minori aveva indicato alle autorità socio-sanitarie di inserirlo in una struttura. "Ma questa cosa non è successa. Ci chiediamo quanti altri si trovano nelle stesse condizioni, lasciati soli come lui". Al suo fianco c’è la madre di Maati, Silvia Baragatti: il figlio viveva a Certaldo con lei, la nonna e la sorella più piccola. L’appello della donna va dritto a chi glielo ha strappato. "Chiunque stia nascondendo in casa un figlio che è il responsabile, vada dai carabinieri. Diteci cosa è accaduto, qualcuno sa. Parlate. Crediamo – conclude – che qualcuno sappia: ci sono le telecamere, le indagini riveleranno tutto. Bisogna capire se qualcuno ha omesso di chiamare soccorso".