Giovedì 16 Maggio 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Tragedia a Novi Ligure: baby calciatore si uccide a 13 anni. Lo spettro di una sfida social

Il ragazzino è morto in ospedale dopo 4 giorni di agonia. Il papà lo aveva trovato in casa con una sciarpa al collo. Indaga la procura dei minori: resta sullo sfondo il dubbio di una ‘challenge’ con altri adolescenti

Un’immagine della Novese, la squadra di calcio nella quale giocava il tredicenne

Un’immagine della Novese, la squadra di calcio nella quale giocava il tredicenne

Novi Ligure (Alessandria), 14 novembre 2023 – Quattro giorni di agonia in ospedale, ieri la morte per ipossia, la carenza di ossigeno al cervello dovuta a tante cause, in questo caso alla più stupida: una sciarpa attorno al collo. È il pomeriggio del 10 novembre. Il tredicenne si chiude in una stanza a casa della nonna, al confine fra Cassano Spinola e Serravalle, e fa quello che ha in mente senza lasciare spiegazioni. È un atleta, pieno di amici e di bei voti, affamato di vita. E quello forse è solo un gioco. Annoda la stoffa morbida, stringe. Papà, in casa, trova un cuore che batte ancora. Era venerdì, il 10 novembre. Non c’erano biglietti, commiati, scuse, nemmeno pc o cellulari su cui cercare risposte. Chiamati i soccorsi, il 118 aveva trovato il ragazzo in arresto cardiocircolatorio, ma le manovre dei sanitari avevano consentito la ripresa. Il suo corpo era tornato in condizioni abbastanza accettabili da poterlo intubare e trasportare, in condizioni critiche, all’ospedale Regina Margherita di Torino in elisoccorso. Nell’ospedale infantile del capoluogo piemontese l’adolescente è rimasto nella Rianimazione fino al pomeriggio di oggi, quando è stata dichiarata la morte per danni da ipossia, ovvero carenza di ossigeno, a livello cerebrale. Non lo accettano i coetanei, la procura dei minori è costretta a scavare nella vita di un eccellente studente di terza media senza al momento ipotizzare responsabilità di altre persone.

“È impossibile per tutti noi accettare...", scrivono i Giovanissimi della Novese, la squadra di cui L.B. era il portiere di belle speranze e risultati già concreti.

Monica Canepa, responsabile del settore giovanile, si stringe con la società attorno alla famiglia: "È sempre una tragedia perdere una persona cara, ma ci vuole coraggio supplementare per dire addio a un bambino che sta crescendo". Il suicidio di un minorenne non si comprende. Ancora meno se dietro alla tragedia – non confermato ma nemmeno smentito – pesa il dubbio che a provocarlo sia stata una sfida sui social, magari anche solo seguita senza un coinvolgimento diretto. Rita, una mamma, aveva fatto un passo indietro come tutti quelli che avevano capito: "Ero all’ospedale con mio figlio quando è arrivato, siamo usciti di corsa dalla sala radiografie per permettere che gli facessero tutti gli accertamenti nel più breve tempo possibile. È stato un pensiero costante in questi giorni. Speravo con tutto il cuore che ce la facesse, ora posso solo dirgli: riposa in pace piccolino".

Sullo sfondo rimangono però le challenge fra ragazzini, il contatto con qualcuno che potrebbe averlo convinto ad accettare il rischio estremo. C’è chi attraversa i binari prima del passaggio di un treno, chi si lega una cintura al collo e cerca di resistere più che può. Nei paesi come Novi si conoscono tutti, lui un po’ di più. "Si tratta di una storia talmente pesante e grave che ogni parola al momento è inutile – dice il sindaco Rocchino Muliere –. Prima è necessario capire se ci sia qualche motivo per togliersi la vita a 13 anni".

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