Novi Ligure (Alessandria), 14 novembre 2023 – Quattro giorni di agonia in ospedale, ieri la morte per ipossia, la carenza di ossigeno al cervello dovuta a tante cause, in questo caso alla più stupida: una sciarpa attorno al collo. È il pomeriggio del 10 novembre. Il tredicenne si chiude in una stanza a casa della nonna, al confine fra Cassano Spinola e Serravalle, e fa quello che ha in mente senza lasciare spiegazioni. È un atleta, pieno di amici e di bei voti, affamato di vita. E quello forse è solo un gioco. Annoda la stoffa morbida, stringe. Papà, in casa, trova un cuore che batte ancora. Era venerdì, il 10 novembre. Non c’erano biglietti, commiati, scuse, nemmeno pc o cellulari su cui cercare risposte. Chiamati i soccorsi, il 118 aveva trovato il ragazzo in arresto cardiocircolatorio, ma le manovre dei sanitari avevano consentito la ripresa. Il suo corpo era tornato in condizioni abbastanza accettabili da poterlo intubare e trasportare, in condizioni critiche, all’ospedale Regina Margherita di Torino in elisoccorso. Nell’ospedale infantile del capoluogo piemontese l’adolescente è rimasto nella Rianimazione fino al pomeriggio di oggi, quando è stata dichiarata la morte per danni da ipossia, ovvero carenza di ossigeno, a livello cerebrale. Non lo accettano i coetanei, la procura dei minori è costretta a scavare nella vita di un eccellente studente di terza media senza al momento ipotizzare responsabilità di altre persone.
“È impossibile per tutti noi accettare...", scrivono i Giovanissimi della Novese, la squadra di cui L.B. era il portiere di belle speranze e risultati già concreti.
Monica Canepa, responsabile del settore giovanile, si stringe con la società attorno alla famiglia: "È sempre una tragedia perdere una persona cara, ma ci vuole coraggio supplementare per dire addio a un bambino che sta crescendo". Il suicidio di un minorenne non si comprende. Ancora meno se dietro alla tragedia – non confermato ma nemmeno smentito – pesa il dubbio che a provocarlo sia stata una sfida sui social, magari anche solo seguita senza un coinvolgimento diretto. Rita, una mamma, aveva fatto un passo indietro come tutti quelli che avevano capito: "Ero all’ospedale con mio figlio quando è arrivato, siamo usciti di corsa dalla sala radiografie per permettere che gli facessero tutti gli accertamenti nel più breve tempo possibile. È stato un pensiero costante in questi giorni. Speravo con tutto il cuore che ce la facesse, ora posso solo dirgli: riposa in pace piccolino".
Sullo sfondo rimangono però le challenge fra ragazzini, il contatto con qualcuno che potrebbe averlo convinto ad accettare il rischio estremo. C’è chi attraversa i binari prima del passaggio di un treno, chi si lega una cintura al collo e cerca di resistere più che può. Nei paesi come Novi si conoscono tutti, lui un po’ di più. "Si tratta di una storia talmente pesante e grave che ogni parola al momento è inutile – dice il sindaco Rocchino Muliere –. Prima è necessario capire se ci sia qualche motivo per togliersi la vita a 13 anni".
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