Covid, si sgretola un'altra certezza: "No alla terza dose in autunno"

Tutto dipende dalla durata della risposta immunitaria. Record di vaccini in un solo giorno: 600mila

Apertura Reale Hub Open Night per le vaccinazioni anti covid dei ragazzi dai 18 ai 28 anni

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Boom di vaccinazioni in Italia, l’altro ieri si è sfiorato il tetto delle 600mila nell’arco delle 24 ore. Siamo al secondo posto in Europa in termini di coperture, dietro la Germania, e l’adesione alla campagna è massiccia, anche da parte dei giovanissimi. Le autorità sanitarie hanno distribuito finora 42 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen, l’88% di queste dosi è già stato somministrato. Intanto, però, c’è un dietrofront non da poco che va registrato sulle previsioni per settembre: altro che campagna vaccinale d’autunno, la terza dose – sempre che si decida di voler rinforzare la copertura vaccinale – non arriverebbe prima di 10-12 mesi. Quindi se ne riparlerebbe il prossimo anno.

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Giorgio Palù, presidente Aifa, è prudente: "Si sta studiando la durata della risposta immunitaria – ha dichiarato il virologo – potrebbe essere richiesto un richiamo per fasce di popolazione specifiche. Ogni decisione sarà presa in base a dati certi, che si renderanno via via disponibili". Chi è vaccinato è al sicuro, ma quando sapremo con certezza se dovremo sottoporci a una terza dose anti-Covid per chiudere il cerchio? La decisione definitiva sui tempi potrebbe maturare a settembre-ottobre, non prima, perché col passare dei mesi si vede che la popolazione ha una protezione stabile, i numeri scendono. I richiami possono servire a rinfrescare la memoria immunitaria quando la risposta anticorpale stimolata dal vaccino dovesse calare. In futuro poi, se la protezione dovesse rivelarsi inefficace verso varianti molto diverse dal ceppo originario, si potranno fare richiami anche con vaccini di marca diversa.

Guido Rasi, professore di microbiologia a Roma, direttore scientifico Consulcesi, è convinto che la terza dose sia una ipotesi da valutare con cautela, senza fretta. "Appare logico prevedere una protezione duratura per chi ha avuto il Covid e ha fatto una dose di vaccino – ha dichiarato l’ex numero uno dell’Ema, agenzia regolatoria europea dei medicinali – ma anche tutti quelli che hanno completato il ciclo vaccinale delle due dosi potrebbero essere protetti verosimilmente per più di un anno. Vedremo più avanti cosa succede in casi particolari (immunodepressi, non responder), ma anch’io escluderei categoricamente una nuova vaccinazione di massa a settembre".

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L’orientamento della comunità scientifica appare delineato, aggiungiamo noi: se sarà necessaria una terza dose di richiamo, questo accadrà con l’anno nuovo, casomai a partire dall’autunno 2022, tra più di un anno. Concentriamoci ora piuttosto sulle persone che ancora devono essere vaccinate, perché quella è la strada per assicurare a tutti la piena libertà e la ripartenza dell’economia. L’ottimismo di Guido Rasi è condiviso anche da altri affermati studiosi. Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma, ritiene che stiamo ormai imparando a convivere con questo virus senza vessazioni, e in futuro si potrà pensare a una profilassi bivalente (influenza più Coronavirus) da consigliare eventualmente nei soggetti fragili, ipertesi, con diabete, o sopra i sessant’anni. "Mentre in Italia si parla di terza dose, interi Paesi devono ancora iniziare con la prima - ha affermato Luca Pani, farmacologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia - e solo immunizzando la popolazione a livello globale usciremo dall’assillo delle varianti".

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I ricercatori intanto sono al lavoro sul cosiddetto vaccino universale, che oltre a colpire la proteina Spike punta a inceppare regioni virali meno soggette a cambiamenti repentini, e a quel punto potremo dire di averci messo una pietra sopra.

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