Domenica 28 Aprile 2024

Suicida a 13 anni per i bulli Crepet: vietiamo i cellulari

La proposta dello psichiatra: niente smartphone agli adolescenti under 16. Inchiesta a Napoli, individuati i sei ragazzini autori di offese e minacce in chat

La tecnologia e i social, di nuovo, nel mirino. La morte – probabilmente un suicidio istigato – del 13enne Alessandro riaccende il faro sui rischi e i pochi controlli nella galassia on line. "Il cyberbullismo colpisce laddove c’è vulnerabilità. Non tutti i ragazzini hanno la stessa vulnerabilità. Per stare dalla parte dei vulnerabili, lo Stato deve agire. Dobbiamo arrivare a proibire la tecnologia digitale fino a un minimo di 12 anni (ora non c’è un limite agli smartphone, mentre per i social l’età è 13 anni, ndr). Sotto i 12 anni si usa il computer del padre. Io sto parlando dei social perché lo smartphone è lo strumento principale per aderire al fenomeno del cyberbullismo". Paolo Crepet – noto psichiatra, sociologo, scrittore e divulgatore – lancia la sua proposta per una stretta anti violenza sul web. Il cyberbullismo "non è nato coi social, ma con internet – spiega Crepet –, quasi una ventina di anni fa. Attraverso i social questo fenomeno è diventato molto più efficace, pregnante e diffuso. E ha caratteristiche nuove: sono sempre più giovani quelli che entrano nel gioco della Rete, ma questa è una cosa che i genitori devono sapere. La domanda è: chi si occupa dei bambini? A 13 anni penso che una persona sia ancora un bambino". Per lo psichiatra piemontese "i bimbi devono rimanere tali, smettiamola di dare strumenti digitali a persone di età sempre più precoci. Un bimbo con un social è un bambino drammaticamente solo. Quando si diventa adulti al giorno d’oggi? A sedici anni, i ragazzi ora crescono prima, anche per quanto riguarda il codice penale devono essere considerati adulti a 16 anni".

Nel frattempo, proseguono le indagini della procura di Torre Annunziata e della procura per i minorenni di Napoli sulla morte di Alessandro, 13enne di Gragnano (Napoli), precipitato dalla finestra di un appartamento al quarto piano la mattina di giovedì primo settembre. Un fascicolo è stato aperto ipotizzando il reato di istigazione al suicidio: sono sei i giovani (cinque minori e un maggiorenne) individuati quali autori dei messaggi dal tono minaccioso, degli insulti e degli inviti a togliersi la vita rivolti al 13enne attraverso social e app di messaggistica istantanea trovati nel suo smartphone. I sei presunti autori dei messaggi non sono ancora iscritti nel registro degli indagati, ma questo passo sarebbe imminente, così come non è stata fissata l’autopsia sulla salma del ragazzino, ancora sotto sequestro. La morte di Alessandro era stata ritenuta, in un primo momento, conseguenza di un drammatico incidente: una sedia vicino alla finestra e un cavo dell’antenna della tv tranciato avevano fatto ritenere che il 13enne si fosse sporto troppo nel tentativo di aggiustare il cavo, perdendo l’equilibrio e cadendo dalla finestra. Ma dall’analisi dei messaggi, eseguita dai carabinieri, sono emersi i messaggi che avrebbero turbato il giovane al punto da spingerlo a togliersi la vita.

Sulla tragedia si è espressa anche il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: "Stiamo facendo tutti gli accertamenti con la magistratura, ma soprattutto stiamo verificando siti e messaggi da cui si possano trarre notizie più concrete e aggiornate".

Alessandro Belardetti