Giovedì 25 Aprile 2024

Borsellino, i giudici: non solo la mafia dietro la strage. “Agenda rossa rubata da altri”

Rese pubbliche motivazioni della sentenza sul depistaggio delle indagini: “Altri soggetti estranei a Cosa Nostra erano interessati all’eliminazione di Borsellino”

Un'immagine della strage di via d'Amelio (Ansa)

Un'immagine della strage di via d'Amelio (Ansa)

Roma, 6 aprile 2023 – Non ci fu solo la mafia dietro la strage di via D’Amelio, quando il 19 luglio 1992 il giudice Paolo Borsellino morì insieme a cinque agenti della sua scorta. I giudici del tribunale di Caltanissetta lo mettono nero su bianco nelle motivazioni della sentenza sul depistaggio delle indagini. “L'istruttoria dibattimentale ha consentito di apprezzare una serie di elementi utili a dare concretezza alla tesi della partecipazione (morale e materiale) di altri soggetti (diversi da Cosa nostra) e/o di gruppi di potere interessati all'eliminazione di Paolo Borsellino”. Il processo si è concluso con la prescrizione del reato di calunnia aggravato contestato ai poliziotti Bo e Mattei e l'assoluzione del terzo poliziotto imputato, Ribaudo.

L’agenda rossa

Uno dei passaggi delle motivazioni riguarda l’agenda rossa di Borsellino, sparita dalla borsa del giudice dopo l’attentato. “A meno di non ipotizzare scenari inverosimili di appartenenti a cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di esponenti delle forze dell'ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell'agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di cosa nostra”. Insomma, per i giudici non fu la mafia a sottrarla. 

"Risulta alquanto improbabile che il magistrato abbia fatto uso della borsa, o peggio abbia estratto l'agenda dalla borsa, durante il tragitto per via D'Amelio”, scrivono. “Né tanto meno si spiegherebbe perché il dottor Borsellino avrebbe dovuto portare con se l'agenda rossa una volta arrivato in via D'Amelio, considerato che era sceso dall'autovettura solo per citofonare alla madre che avrebbe dovuto accompagnare per una visita medica", aggiungono.

E ancora: "Quel che è certo è che la 'gestione' della borsa di Paolo Borsellino dal 19 luglio al 5 novembre è ai limiti dell'incredibile. Nessuno ha redatto un'annotazione o una relazione sul suo rinvenimento, nessuno ha proceduto al suo sequestro e, nonostante da subito vi fosse stato un evidente interesse mediatico scaturito dall'intervento di Antonino Caponnetto sul punto, nemmeno i magistrati in servizio alla Procura di Caltanissetta hanno saputo riferire alcunché".

"Tempistica anomala”

I giudici parlano di "anomala tempistica della strage (avvenuta a soli 57 giorni da quella di Capaci)" e della "presenza riferita dal pentito Gaspare Spatuzza di una persona estranea alla mafia al momento della consegna della Fiat 126 imbottita di tritolo e la sparizione dell'agenda rossa di Paolo Borsellino. Non è aleatorio sostenere che la tempistica” della strage “rappresenta un elemento di anomalia rispetto al tradizionale contegno di Cosa nostra volto, di regola, a diluire nel tempo le sue azioni delittuose nel caso di bersagli istituzionali (soprattutto nel caso di magistrati) e ciò nella logica di frenare l'attività di reazione delle istituzioni".

"La presenza anomala e misteriosa di un soggetto estraneo a Cosa nostra - concludono - si spiega solo alla luce dell'appartenenza istituzionale del soggetto, non potendo logicamente spiegarsi altrimenti il fatto di consentire a un terzo estraneo alla consorteria mafiosa di venire a conoscenza di circostanze così delicate e pregiudizievoli per i soggetti coinvolti come la preparazione dell'autobomba destinata all'uccisione di Paolo Borsellino".